Oro oggi

Troppa carta, meglio l’oro

Fiscal cliff e investimenti in oro

A cura di MazzieroResearch

L'AGENDA DI OBAMA si avvicina a grandi passi al “fiscal cliff”.

Di questa “stretta fiscale” (baratro, rupe, precipizio, strapiombo… ognuno ha utilizzato i termini più fantasiosi) se ne è molto parlato, forse anche troppo, e c’è il rischio che la montagna partorisca un topolino, dato che Obama sarà costretto a delle inevitabili mediazioni.

Il termine “fiscal cliff” deriverebbe da una serie di stimoli fiscali che giungono a termine insieme a un taglio previsto della spesa federale; il tutto porterebbe ad aleggiare lo spettro di una nuova recessione negli Stati Uniti.

Da un lato gli americani si aspettano un taglio delle tasse, che potrebbe avvenire solo con un taglio della spesa pubblica; dall’altro le minoranze etniche, in particolare ispaniche, bacino di voti di Obama, rivendicano una maggiore assistenza sociale.

E’ probabile che questo mandato presidenziale trascorrerà in modo abbastanza simile a quello appena concluso, con un debito che continuerà ad aumentare, seppur con una velocità minore, e manovre della Federal Reserve per tenere in carreggiata l’economia.

Il forte pericolo è che a furia di ampliare il bilancio della Fed, a colpi di Quantitative Easing infiniti, si perda la fiducia nella moneta e si inneschi un’inflazione galoppante; un effetto che continua ad essere ritenuto remoto, ma che costituisce la naturale conseguenza di quando si stampa, seppur virtualmente, ingenti quantità di denaro senza un reale incremento di ricchezza.

Quando il popolo perde la fiducia negli attivi finanziari costituiti da moneta e obbligazioni si innesca la corsa ai beni reali: case, terreni e prima ancora all’oro. E’ opinione di chi scrive che l’oro tornerà ad essere uno strumento di garanzia perlomeno nelle transazioni commerciali internazionali; a tal proposito già oggi alcune transazioni nell’area asiatica non avvengono più in dollari, ma in oro.

La ragione è semplice: la quantità di moneta circolante è ormai completamente sganciata dalle riserve auree, che dovrebbero costituire la garanzia di solvibilità; si pensi al caso degli Stati Uniti dove l’oro detenuto dalla Fed copre solo il 17% della base monetaria. Nell’ultima fase di rialzo dell’oro del 1980, quando venne raggiunto il massimo di 850 dollari l’oncia, la base monetaria era coperta una volta e mezza; per tornare a una copertura simile o dovrebbe diminuire la base monetaria (improbabile) o il valore dell’oro dovrebbe fortemente incrementarsi.

Qualora si dovesse giungere a un prezzo dell’oro che copra la base monetaria non al 100%, ma anche solo al 50% il prezzo del metallo giallo sarebbe pari a 5.000 dollari l’oncia; si veda a tal proposito la figura che riporta la copertura aurea della base monetaria degli Stati Uniti, elaborazione Mazziero Research su dati della Federal Reserve di St. Louis.

Questo prezzo non costituisce un target per la Mazziero Research, che resta sempre molto cauta nel prevedere prezzi futuri, ma certo costituisce un elemento di riflessione nel giudicare non eccessivi i prezzi attualmente raggiunti dall’oro, che potrebbero ancora avere notevoli spazi di apprezzamento.

Per questo diventa importante quest’oggi contemplare l’inserimento in portafoglio di una quantità di oro a tutela dell’inflazione e degli investimenti obbligazionari. Per quanti non l’avessero ancora fatto la percentuale da raggiungere potrebbe essere almeno un 5% sul totale del portafoglio; per coloro che avessero già iniziato ad accumulare il metallo giallo, e quindi sono ormai abituati alla forte volatilità dell’investimento, potrebbero cercare di raggiungere un 20-25% del patrimonio.

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Mazziero Research è una società di ricerca finanziaria indipendente, fondata da Maurizio Mazziero, esperto di finanza con una lunga esperienza in diversi mercati. Maurizio Mazziero si occupa di materie prime da diversi anni, ha diretto la società ClubCommodity.com e coordinato il Comitato Scientifico che ha realizzato COMMIN, COMModity INdex, l’indice europeo sulle materie prime.

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