Oro oggi

Come la Fed ha creato lavoro

In che modo la differenza dei mandati di Fed e BCE ha favorito l'occupazione negli US

di Carlo Vallotto - Metalli-Preziosi.it

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IL RISULTATO di una politica monetaria più accorta, più libera da vincoli, quella della Banca Centrale Americana, ha permesso di creare ben due milioni di posti di lavoro. Due milioni di lavoratori in più, dal 2009 ad oggi, fanno la differenza tra la situazione sociale dell'Eurozona e quella degli Usa.Ma come c’è riuscita? È appunto la conseguenza della politica monetaria americana, di cui l'Europa avrebbe bisogno.
 
La Federal Reserve non dorme sugli allori, anzi ritiene che ci sia ancora molto da fare. Come ha dichiarato il numero uno Bernanke durante l’importante discorso pronunciato a Jackson Hole i mercati si aspettano l'annuncio di nuovi interventi al prossimo meeting della Fed il 12 e 13 settembre
 
Scendendo nel dettaglio, in che modo una banca centrale può "creare" lavoro? In base a quali meccanismi opera? E perché lo fa? In sostanza è proprio quest’ultima questione il nocciolo del problema dove si cela la profonda differenza costituzionale tra la Fed e la Bce. Lo scopo della Federal Reserve come da atto costitutivo è quello di ottenere la piena occupazione, non solo di lottare contro l'inflazione. E questo appare chiaro anche dall'attenzione che Bernanke ha riservato all'analisi della disoccupazione.
 
Il numero uno della Fed nel discorso a Jackson Hole, ha evidenziato i danni enormi che la disoccupazione crea: "L'alto numero di persone senza lavoro è una grave preoccupazione, non solo per le enormi sofferenze e lo spreco di talenti umani che comporta, ma anche perché gli elevati livelli di disoccupazione creano un danno strutturale alla nostra economia che può durare per anni".  E' una distruzione di ricchezza, superiore a quella di un impianto industriale che arrugginisce o diventa obsoleto per mancanza di manutenzione. Questi fenomeni sono tristemente noti dai tempi della Grande Depressione, ma non è scontato che catturino l'attenzione di un banchiere centrale e diventino il nucleo portante della sua strategia.
 
La banca centrale americana come ha portato avanti il suo programma di aumento dell’occupazione? Naturalmente non è che ha assunto uno per uno i disoccupati in circolazione. Ha utilizzato un approccio indiretto la cui efficacia è indiscutibile. Tant’è vero che nessuno dei tanti economisti presenti al simposio di Jackson Hole - anche quelli fortemente critici del suo operato - ha messo in discussione i calcoli di Bernanke: sui quattro milioni di nuovi posti di lavoro creati dal settore privato in America dopo il 2009, la metà sono la conseguenza delle azioni della banca centrale. Queste azioni hanno generato una crescita aggiuntiva dell'ordine del 3% di Pil.

Come abbiamo detto quindi la Federal Reserve ha come compito principale quello della piena occupazione, a differenza della Banca Centrale Europea che da un peso maggiore invece al controllo dell’inflazione.Il numero uno della Fed Ben Bernanke, grazie allua sua migliore capacità di movimento, è riuscito a portare a casa con le sue azioni circa la metà dei quattro milioni di nuovi posti di lavoro creati.
 
Quano sono costate le azioni dell’Istituto centrale Americano? Sono "costati" circa  2.300 miliardi di dollari, ma ciò che ha fatto Bernanke non pesa sul contribuente e soprattutto non fa aumentare il debito statale.a differenza del piano per la crescita di Barack Obama (800 miliardi di investimenti pubblici, varati nel gennaio 2009).
 
Nella sua funzione originaria  la Banca Centrale ha il potere di stampare moneta, cosa Bernanke ha utilizzato dal dicembre 2008 ad oggi tramite i "quantitative easing". La Fed ha quindi creato 2.300 miliardi di moneta e li ha spesi per comprare buoni del Tesoro americani (o titoli simili, come le obbligazioni emesse dagli istituti di credito immobiliare semi-pubblici).
 
E come è riuscita a creare i due milioni di posti di lavoro? Naturalmente i meccanismi per spiegare l’intera faccenda sono piuttosto complessi: ma possiamo dire che ha liberato e fornito liquidità ai cittadini. Cioè la Fed ha acquistato sul mercato Treasury Bond, aumentando la domanda di questi titoli. Come in ogni mercato, un aumento della domanda fa salire il prezzo. Nel caso dei titoli l'aumento del prezzo ha un effetto particolare: fa scendere il rendimento. Il meccanismo aritmetico è facile da capire. Immaginiamo un Bot che viene emesso dallo Stato per un valore nominale di 100 euro e una cedola d'interesse del 3% cioè un rendimento di 3 euro dopo un anno. Lo stesso Bot viene venduto a un'asta dove la domanda sale così tanto che gli investitori pagano 120 euro per comprarlo.
 
A quel punto il suo rendimento di 3 euro rappresenta un interesse del 2,5% (3 è il 2,5% di 120). Ecco perché si dice che l'interesse si muove "inversamente" al valore di un titolo. Ed ecco come l'intervento della banca centrale con massicci acquisti di bond può spostare verso il basso i tassi d'interesse.  Il secondo passaggio avviene perché i tassi d'interesse che ci riguardano da vicino, sono agganciati a quelli dei bond pubblici.

Esempio: in America i mutui per la casa, a 15 anni o a 30 anni, hanno degli interessi che seguono strettamente quelli dei Treasury bond di lungo termine. Se la Fed riesce ad abbassare i tassi dei bond, automaticamente accade lo stesso per i mutui-casa (ed anche altre forme di credito al consumo).
 
I ritorni sull'economia reale sono molteplici. Per chi è in cerca di prima casa, l'accesso al credito è meno costoso. Infatti il mercato immobiliare Usa - che fu il "buco nero" all'origine dell'implosione finanziaria del 2008 - sta mostrando segni di ripresa. Per chi ha già una casa, il rifinanziamento del mutuo pre-esistente crea una liquidità aggiuntiva che posso destinare a ridurre i miei debiti o fare altre spese.
 
Il risultato è che gli Stati Uniti hanno avuto una crescita dell'1,7% nel trimestre scorso, i consumi non sono depressi come in Europa. Il tasso di disoccupazione è all'8,3% in America, all'11% nell'eurozona.

CARLO VALLOTTO: Analista tecnico finanziario con esperienza pluridecennale dei mercati finanziari, valutari e mercati delle commodities, attraverso l’utilizzo particolare di strumenti derivati. Già operatore per diversi Agenti di Cambio e Sim, effettua consulenze per società italiane ed internazionali. E' Specialist nel mercato delle commodities, con particolare riferimento al mercato dei Metalli Preziosi ed è referente per oro per una primaria società del settore. Consulente Finanziario Indipendente, studia l'evoluzione del prezzo dei metalli preziosi nei mercati, attraverso i grafici e analizzando i flussi di domanda/offerta e fornisce consulenza alle aziende o investitori privati sull'andamento del trend. Cura interventi su varie rubriche televisive, siti e riviste finanziarie dedicati ai Metalli Preziosi , oltre a scrivere articoli di analisi tecnica e fondamentale. Responsabile del sito metalli-preziosi.it

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