Oro oggi

Oro: faranno esplodere la bolla?

Il G7 o il FMI potrebbero far esplodere la bolla sul prezzo dell'oro?

Di Julian Phillips - The Gold Forecaster

QUANDO SOROS HA DICHIARATO che l’oro è la madre di tutte le bolle, non intendeva dire che il prezzo dell’oro è in una bolla, ma solo che un giorno lo sarà. Durante l’ultimo anno Soros ha accumulato personalmente oro e azioni minerarie. A giudicare dagli investimenti di Soros, la bolla dell’oro non è ancora da temere. Potrebbero le maggiori potenze mondiali agire per farla esplodere?

L’unico modo in cui le economie avanzate del G7 potrebbero riuscirci (con o senza l’aiuto del FMI) sarebbe attraverso una riforma del sistema monetario che restituisse la fiducia ai mercati. Le valute in tutto il mondo dovrebbero tornare alla stabilità, e garantire una coerenza di prezzi nel lungo termine. Niente di simile appare all’orizzonte.

Nella situazione attuale, in cui le valute si scontrano perché ciascuna nazione mira a indebolire la propria o ad evitarne l’apprezzamento, è importante sapere qual è l’opinione delle due organizzazioni globali, il FMI e il G7, rispetto all’oro, e cosa è nei loro programmi di fare mentre il futuro delle valute sembra oscurarsi sempre più.

In molti suppongono che il FMI è un’organizzazione che rappresenta tutti in maniera equa, e che le sue istanze sono indipendenti dai governi. L’organizzazione ha la responsabilità di occuparsi del sistema monetario internazionale, e include i “Diritti speciali di prelievo,” una forma di denaro “teorico” che permette i prestiti alle nazioni in crisi di debito sovrano, come abbiamo visto accadere di recente in Grecia.

Se la supposizione di equità del FMI fosse vera, probabilmente esso avrebbe competenza e potere per sistemare il sistema monetario internazionale. Siamo però lontani dalla realtà.

Si prenda ad esempio il sistema di voto del FMI. Ogni membro ha diritto a una percentuale di potere di voto, da un minimo che vale meno dell’1%. Affinché un’istanza del FMI venga approvata, serve l’85%  dei voti. La nazione che detiene la percentuale maggiore di potere di voto sono gli Stati Uniti, con il 16,74%. Significa quindi che da soli hanno potere di veto su ciascuna istanza. Tale percentuale, pur non essendo una garanzia di approvazione per gli US, garantisce però che le istanze non gradite agli Stati Uniti non vengano approvate.

In pratica significa che gli Stati Uniti controllano le decisioni del FMI. Quando Timothy Geithner propose di aumentare il potere di voto della Cina se ciò fosse servito ad apprezzare lo yuan, si ebbe la dimostrazione pratica del potere di controllo degli USA. La Cina mise in chiaro di non essere disposta ad accettare alcuna pressione sulla propria moneta, ma è evidente che il suo ruolo dovrebbe essere più importante dell’attuale 3,65%. Zhou Xiaochuan, governatore della Banca centrale cinese, ha espresso chiaramente questo punto di vista la scorsa settimana.

Il prossimo anno, il FMI dovrà aggiornare il paniere dei “Diritti speciali di prelievo” che comprende dollaro americano, euro, sterlina britannica e yen giapponese. Un punto molto importante, che va oltre la politica, è la creazione di una valuta che rifletta il potere economico internazionale e i rapporti tra le diverse valute. Prima o poi, la presenza dello yuan sarà molto più importante di quanto sia adesso. Sembra inevitabile insomma che lo yuan entri a far parte dei DSP, in una misura che rifletta il suo ruolo internazionale.

Passiamo al G7: può essere definita un’organizzazione indipendente? Tanto per cominciare, è composta dalle 7 nazioni  più potenti economicamente. La Cina ne è esclusa, ma ovviamente dovrebbe farne parte. Il gruppo si formò nel 1976, quando il Canada si unì a Francia, Germania, Italia, Giappone, Gran Bretagna, e Stati Uniti. Fino ad ora, il G7 ha discusso i propri affari a porte chiuse, senza mai prendere decisioni che influenzassero l’economia a livello globale. Né ci si aspetta che cominci a farlo ora.

L’incontro più recente risale a poche settimane fa. I media si aspettavano qualche dichiarazione di intenti in merito alla guerra delle valute in atto. Niente di simile è giunto, se non un’invito al FMI di sorvegliare i movimenti di capitali con l’intenzione di regolamentarli. Nessun cenno è stato fatto su chi dovrebbe imporre o amministrare tali regole. Poiché gli interessi nazionali rimangono la priorità rispetto a quelli internazionali, tali proposte rimarranno quello che sono, ovvero delle semplici raccomandazioni. Dopo tutto, gli Stati Uniti dovrebbero piegarsi alle nuove regole tanto quanto la Cina.

Cosa accadrà in seguito? Ci aspettiamo che il FMI segua le linee guida, indicate dell’ultimo documento emesso a febbraio, sui movimenti di capitali. Tale documento dichiara che in alcune circorstanze il capital control può risultare utile. L’effetto del capital control sia in entrata che in uscita ha lo scopo di far perdere la fiducia nei tassi di cambio, scoraggiando le speculazioni nel forex.

Il G7 ha quindi messo da parte lo squilibrio globale per almeno un mese, durante il quale vedremo le valute sotto pressione, come è accaduto la scorsa settimana con il massimo storico dello yen contro il dollaro, avvenuto nonostante i tentativi della banca centrale giapponese di svalutare lo yen. È probabile che vedremo flussi di capitali verso il Giappone. Verranno imposti capital controls? Non ci sarebbe di cui stupirsi.

E per quanto riguarda l’oro? Mentre il FMI sta completando l’unica vendita d’oro che ci aspettiamo che faccia, ora e in futuro, ecco le opinioni del FMI sull’oro:

“Nel 1995 il Consiglio Esecutivo ha riesaminato il ruolo dell’oro nel Fondo. Il Consiglio ha stabilito che l’utilizzo delle riserve d’oro del Fondo devono prendere in considerazione la necessità prioritaria di mantenere e, ove possibile rafforzare, la base finanziaria del Fondo. In conformità con ciò, c’è stato accordo affinché la politica del Fondo rispetto alle riserve d’oro sia attuata secondo questi principi:

In quanto risorsa sottovalutata in possesso del Fondo, l’oro rappresenta una forza fondamentale nel bilancio del Fondo. Perciò, ogni mobilitazione dell’oro del Fondo dovrebbe evitare l’indebolimento generale della posizione finanziaria del Fondo.

Le riserve d’oro del Fondo assicurano al Fondo manovrabilità operazionale sia per quanto riguarda le politiche sull’uso delle risorse, sia rafforzando la credibilità al livello di bilanci preventivi del Fondo. In merito a ciò, i benefici delle riserve d’oro del Fondo sono trasferiti ai membri, sia creditori che debitori.

Il Fondo deve mantenere alto il livello delle proprie riserve d’oro, non solo per ragioni preventive, ma anche per affrontare situazioni impreviste.

Il Fondo ha responsabilità sistemica, visto che è l’organismo al secondo posto per le riserve d’oro, con circa il 10% d’oro detenuto, tra il totale delle riserve ufficiali degli stati membri.”

Si comprende quindi che il FMI ha ferma intenzione di conservare le proprie riserve d’oro. Significa quindi che l’unica cosa in grado di “far esplodere la bolla dell’oro” sarebbe un’economia florida e cooperativa tanto da garantire un futuro roseo, basata su una solida economia globale fatta di economie nazionali finanziariamente solide e con un sistema monetario regolato stabilmente. Come tutti sappiamo, al momento questo è uno scenario utopico. Il FMI quindi non agirà nuovamente contro l’oro.

Per quanto riguarda il G7, l’oro non è nei loro progetti. È piuttosto una riserva da utilizzare in circostanze di emergenza. Per quanto ci riguarda, non c’è dubbio che il G7 tratterà l’oro come una risorsa alternativa alle valute, se costretto dalle circostanze.

Nessuno dei due organismi, quindi, ha interesse a far scoppiare la bolla. Rimane aperta la questione contraria, ovvero se abbiano interesse a supportarne il prezzo...

 

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JULIAN PHILLIPS fa parte del rinomato sito di GoldForecaster.com. Egli iniziò la sua carriera nei mercati finanziari nel 1970 dopo aver servito nell'esercito britannico in qualità di Ufficiale dell'Infanteria Leggera in Malaya, alle Mauritius e a Belfast.

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