Oro: quali segnali per il 2012?
Dalla conferenza di Londra della GFMS spunti di riflessione per chi sta decidendo su un investimento in oro
Di Ben Traynor - BullionVault
LA THOMSON REUTERS GFMS, la più importante agenzia di ricerca sui metalli preziosi, ha lanciato qualche giorno fa la Gold Survey 2012, di particolare interesse per chi in questo momento sta considerando quali siano i pro e contro di un investimento in oro nel 2012. Secondo il report del GFMS convivono segnali rialzisti (bullish) e contrari (bearish). Vediamoli di seguito nel dettaglio.
Segnali bullish
La richiesta di oro da investimento stabilirà un nuovo record
Così come avvenuto nel 2011, secondo la GFMS anche quest’anno la richiesta di oro da investimento sarà il fattore di influenza più importante. Le previsioni dicono che la domanda di oro potrebbe toccare un nuovo record di quasi 2000 tonnellate.
La politica monetaria delle banche centrali sarà uno degli elementi fondamentali che continueranno a favorire la diffusione degli investimenti in oro.
“Il corollario al lassismo della politica monetaria” sostiene Philip Klapwijk, global head of metal analytics per la GFMS, “è la paura dell’inflazione, che crescerà se il petrolio continuerà a costare di più per via del clima di tensione tra Iran e Stati Uniti.”
La richiesta di oro fisico nel 2011 è rimasta forte
La richiesta di oro fisico nel 2011 ha mantenuto ”una performance eccellente”, secondo quanto riportato da Klapwijk.
Mentre in Europa, in Cina, in Tailandia e nel subcontinente indiano è aumentata la richiesta di lingotti da investimento, viene riportato che nel Nord America si continuano a preferire le monete.
La richiesta totale a livello mondiale per quanto riguarda lingotti e monete da investimento è stata di 1.543 tonnellate, che si traduce in un 30% in più rispetto al 2010, e in un nuovo record storico. Gli investimenti in oro fisico sono stati quindi la fetta più importante nel 2011.
Si consideri poi che l’oro fisico è un tipo di investimento generalmente più impegnativo (per esempio rispetto agli ETF o i futures), perché smobilitare una posizione in metallo fisico è un’operazione di norma più lunga.
Sussistono dei fattori, tra cui il timore dell’inflazione e la persistenza di tassi di interesse reali negativi, che continueranno ad influenzare la richiesta di investimenti in metallo fisico.
Si ferma l’offerta di oro usato
Considerata a livello globale, l’offerta di oro usato si è ridotta di circa 50 tonnellate durante il 2011. Tale quantità corrisponde a più o meno i due terzi della crescita annuale della produzione derivata dall’estrazione mineraria. È il secondo anno di seguito che l’offerta di oro usato si riduce.
Nonostante ciò, e probabilmente come conseguenza della crisi, l’offerta di oro usato in Europa nel 2011 è aumentata considerevolmente.
In Nord America e in America Latina la crescita è stata invece leggera. In Asia Orientale e nel subcontinente indiano si è verificata una leggera riduzione, mentre nel Medio Oriente il calo è stato più importante, e di oltre 100 tonnellate.
La GFMS ritiene che l’offerta d’oro usato crescerà nel 2012. Mancherà però una delle fonti tradizionali: le banche centrali. Si consideri che tra l’87 e il ‘99 ci fu un “aumento storico” dell’offerta combinata tra oro usato, il risultato dell’hedging delle aziende minerarie e vendite delle banche centrali. Tale combinazione fu essenziale per il calo del prezzo che si verificò in quegli anni.
Si noti però che l’offerta combinata di tali fonti è ferma dal 2000, e questo nonostante il fatto che l’offerta di oro usato sia aumentata per la crisi finanziaria.
Questo momento di stasi dell’offerta coincide con il bull market dell’oro corrente.
Le banche centrali proseguiranno le acquisizioni
La GFMS ritiene che le banche centrali nel 2012 proseguiranno le acquisizioni nette di oro. Si consideri che è previsto un leggero calo rispetto al 2011, considerato che il dato dell’anno scorso ci dice gli acquisti incrementarono del 491% rispetto all’anno precedente.
Il fatto che le banche centrali siano da qualche anno diventate acquirenti netti è un elemento chiave della riduzione dell’offerta. Negli scorsi anni alcuni membri del Central Bank Gold Agreement hanno effettuato “vendite irrilevanti”, mentre nei paesi emergenti le banche centrali hanno effettuato significative acquisizioni di oro fisico.
Segnali bearish
La quantità di oro estratta continuerà ad aumentare
Per il terzo anno consecutivo la produzione di oro estratto è aumentata. L’aumento nel 2011 è stato del 2,8%, ovvero 78 tonnellate.
Di queste, 47 tonnellate sono state prodotte da giacimenti nuovi. La regione con la maggiore crescita è stata l’Africa, con un incremento di 51 tonnellate. Si noti che l’incremento è avvenuto nonostante il Sudafrica, ovvero il player più importante, abbia registrato un calo di 5 tonnellate.
Klapwijk sostiene che l’estrazione mineraria avrà un incremento del 3% nel 2012.
La richiesta di oro da investimento è necessaria per sostenere il prezzo
L’incremento della produzione derivata dall’estrazione mineraria contribuisce, secondo le considerazioni della GFMS, al “surplus” del mercato, ovvero la differenza tra la fornitura combinata di oro usato e di nuova estrazione e la richiesta per la produzione orafa e industriale.
La GFMS stima che tale surplus sarà di più o meno 110 tonnellate. La richiesta dal settore degli investimenti deve quindi assorbire tale quantità.
Durante la presentazione Klapwijk ha stimato un valore di $130 miliardi. Alla domanda di un partecipante, che ipotizzava che l’Occidente sia sovraesposto all’oro, Klapwijk ha risposto che l’ipotesi non è da escludere, visto che molti investitori avranno già stabilito le proprie posizioni e non intendono modificarle. D’altra parte però alcune istituzioni (fondi pensione e di gestione patrimoniale, per esempio, nei quali l’oro è un asset poco presente) offrono di certo uno spazio di crescita.
L’attività di hedge del settore minerario risulta in un incremento dell’offerta
Durante gli anni ’80 e ’90 le aziende di estrazione mineraria per proteggersi dal rischio legato ai movimenti del prezzo dell’oro, vendevano la produzione in anticipo (con contratti forward, per esempio) in modo da bloccarne il prezzo. In questo modo andavano ad aumentare l’offerta sul mercato, contribuendo quindi a deprimere il prezzo.
Questo processo si è capovolto all’inizio del bull. Mentre il prezzo saliva, le aziende hanno iniziato il de-hedge, chiudendo le posizioni forward e contribuendo indirettamente alla richiesta.
Misurato come il totale di forward e prestiti, più le posizioni in option sull’oro aggiustate secondo la loro relazione con il movimento del prezzo dei gold futures (ovvero il delta, in modo da dare più rilevanza alle opzioni che hanno più probabilità di venir eseguite), il totale delle posizioni di hedge nel 2011 è stato calcolato in 157 tonnellate. Si consideri che lo scorso anno è stato il primo in più di dieci anni in cui l’hedging netto è stato positivo, per un totale aggregato di 6 tonnellate.
C’è inoltre da notare che le posizioni di hedging nel ’99 e nel 2000 ammontavano a circa 3.000 tonnellate. Sembra quindi che la maggior parte del de-hedging sia stato già effettuato.
Klapwijk ha infatti considerato che l’attività di hedging delle aziende minerarie “non potrà in futuro essere contata nel calcolo della richiesta.”
“Risulterà soltanto come fonte di offerta, ma rimane da capire a quanto ammonterà.”
A questo proposito Klapwijk ha riportato che la maggior parte dell’hedging effettuato nel 2011 era comunque relativo a determinati progetti minerari, e che l’hedging strategico per un possibile crollo dei prezzi rimane comunque di scarso interesse per i produttori.
Si ridurrà la richiesta del settore orafo
Nel 2011 la richiesta proveniente dal settore orafo ha avuto una riduzione del 2,2%. Considerato l’incremento del prezzo dell’oro, la GFMS considera comunque che la domanda “abbia resistito”.
Anche in questo caso gran parte della richiesta sorge nei paesi in via di sviluppo, nei quali l’oreficeria non è un bene solo ornamentale ma viene vista anche come un vero e proprio investimento.
La maggior parte dei paesi ha registrato un calo in termini di peso della produzione orafa. Fanno eccezione la Russia, che ha registrato invece un leggero incremento, e l’Asia Orientale in cui la crescita è stata di circa 40 tonnellate. Secondo Klapwijk, responsabile di tale incremento “è la Cina.”
Nonostante la spinta che viene dall’Est, la GFMS prevede che il mercato orafo avrà un’ulteriore contrazione quest’anno, per via del prezzo dell’oro e del rallentamento globale della crescita economica. Secondo la GFMS, la domanda del settore orafo “si manterrà comunque al di sopra dei livelli registrati nel 2009, che fu il periodo di depressione storica della domanda.”
Considerazioni sul prezzo dell’oro
Alla luce di quanto discusso, le previsioni della GFMS danno un prezzo medio per quest’anno di $1.731/oz, in un range tra i $1.530 e i $1.920.
Secondo Klapwijk, “un’avvicinamento verso i $2000 è probabile prima della fine dell’anno. Ci aspettiamo la rottura del limite durante i primi 6 mesi dell’anno prossimo.”
Rimane da dire che l’investimento in oro fisico non è tradizionalmente un mezzo per trarre profitti a breve termine. Nell’Oriente del mondo, nei paesi in via di sviluppo, e in Occidente, dove si soffrono gli allargamenti quantitativi delle banche centrali, l’investimento in oro viene scelto per proteggere il valore d’acquisto e come assicurazione contro il rischio di coda.
I fondamentali che sostengono la maggior parte degli investimenti in oro continueranno quindi ad essere fattori importanti anche negli anni a venire.