Una lezione dal Giappone
La situazione della deflazione in Giappone, dopo 20 anni...
"ANDIAMO AD OVEST", mi ha detto un mio nuovo amico, "come gli hippy in America", scrive Joel Bowman in Rude Awakening, che al momento si trova a Taipei, in Taiwan, sul Mar Cinese orientale.
La settimana scorsa abbiamo incontrato i nostri amici avventurieri pranzando in uno dei famosi e tradizionali mercati alimentari Yatai di Fukuoka. Siamo andati in Giappone in una sorta di missione di ricognizione. Perché la deflazione si sta allargando a livello globale, e perché volevamo vederne gli effetti da vicino, dopo due decenni dal suo inizio.
Se nell’occidente il crollo dei prezzi sta prendendo piede, abbiamo pensato, potrebbe essere utilie vedere come ha affrontato la situazione il paese dell’"origine del sole". E nel tentativo di capire la futura situazione economica degli Stati Uniti abbiamo deciso di farci un'idea della versione orientale e del suo passato culturale.
"Non è facile trovare un lavoro per noi", ci spiega uno dei nostri compagni di viaggio. Con una laurea in tasca, questa giovane donna è "on the road" da quasi due anni, soprattutto in Giappone ma anche in India e in Sud America. Adesso produce gioielli durante i suoi viaggi, vive del ricavato della vendita di gioielli e dorme a casa di amici, in attesa di decidere cosa fare in futuro.
"Non è come ai tempi in cui i nostri genitori sono diventati ricchi", dice. "Non sappiamo dove andremo a finire in futuro."
Di fatto il Giappone ha vagato in un deserto di deflazione per quasi due decenni. Dopo la tristemente famosa implosione dei mercati nel 1989, le loro divagazioni sono state sempre e comunque caratterizzate da qualche miraggio di ripresa economica. Tuttavia questi miraggi non sono stati altro che sabbia e aria calda come in un deserto. L’anno scorso la borsa ha finalmente raggiunto il fondo" almeno finora.
Dopodiché, giusto per spargere sale sulle ferite, i più fedeli consumatori giapponesi hanno avuto una crisi di confidenza. Gli americani stanno stringendo la cinghia. E mentre i tassi di interesse in America si dirigevano verso il punto più alto negli ultimi 14 anni, le esportazioni del Giappone sono crollati. In maggio il declino rispetto al maggio dell'anno precedente ha raggiunto la quota 40%!
Non sorprende quindi che anche le entrate fiscali stanno calando di pari passo. Le entrate del fisco sono crollate - incredibilmente - del 13,2% nell'anno fiscale 2008, ha riportato il Japan Times venerdì scorso. Ma la cosa ancor più preoccupante è che le entrate da parte di aziende ed imprese sono scese di quasi un terzo (32,1%).
Gli Stati Uniti allora sono condannati a fare gli stessi errori di cui avevano avvertito il Giappone circa due decenni fa? Stiamo dirigendoci verso la deflazione finale (e terminale), una rotazione negative continua di distruzione delle entrate e disoccupazione? In un certo senso, siamo già arrivati a questo punto. Tutti hanno visto il numero dei disoccupati la settimana scorsa. Il valore delle case sta ancora crollando e gli immobili pignorati stanno accumulandosi ogni giorno di più.
I beni degli USA si trovano in una cattiva situazione solo da due anni. Mentre quelli del Giappone lo sono già da vent’anni. E chi sa dire quando è stata raggiunta la vetta? Come ha scritto un blogger poco tempo fa: "Qual è il prezzo naturale quando tutti vogliono vendere?"
La soluzione naturale per i prezzi bassi, ovviamente, sono prezzi bassi. Ma in un mondo in cui i prezzi devono essere prima approvati dal governo prima di scendere al di sotto di un determinato livello, risulta sempre più difficile determinare dove sia questo limite. Inoltre più a lungo i prezzi vengono mantenuti ad uno specifico livello in maniera non naturale da parte di governi ed autorità, più grande sarà la probabilità che quando potranno balzeranno esattamente nella direzione opposta.
Nel frattempo le richieste nella Casa Bianca di "fare qualcosa" sono state molte e sufficientemente disperate che gli interventi senza precedenti non solo sono stati acconsentiti, ma sono stati incoraggiati attivamente. Quindi il bilancio della Federal Reserve, ad esempio, è esploso come la bomba atomica a Hiroshima. Con $45 miliardi in contanti e $2,1 triliardi in beni, la banca centrale non sarebbe in grado di resistere allo scrutinio a cui devono far fronte di solito altre istituzioni.
James Grant, redattore di Grant’s Interest Rate Observer, recentemente ha detto in un’intervista televisiva:
"Se i controllori della Fed avrebbero accesso ai propri documenti (quelli non pubblicati ufficialmente) per decidere sulla capacità di giudizio della Fed stessa di sopravvivere alle attuali difficoltà di credito, chiuderebbero subito i battenti di questa istituzione."
"La Fed è caratterizzata da una capitalizzazione insufficiente così come anche Citicorp ha una capitalizzazione insufficiente."
Allora adesso cosa succederà? Dobbiamo affidarci a coloro che ci hanno portato nella posizione di più alto indebitamento assoluto nella storia per chiudere il rubinetto di spese pubbliche al momento giusto. Se non lo faranno, per tutti quanti arriverà un diluvio tale che tutti quanti annegeranno.
Proteggetevi da questa deflazione, in altre parole, ma preparatevi al diluvio.