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Oro al picco di due settimane, il tasso interbancario aumenta con l’ansia da “guerra commerciale”

L’oro è salito in tutte le valute, fatta eccezione per lo yen, dopo l’aumento da parte della Fed del tasso chiave per il dollaro, e le Borse mondiali sono scivolate – secondo gli analisti a causa dell’ansia da “guerra commerciale”.

In dollari, l’oro ha superato i 1.330$/oncia, ed in Euro ha recuperato tutta la perdita dell’1,5% di marzo arrivando a 1.080€/oncia.

In Sterline, l’oro è rtornato a 942£/oncia, con il mantenimento da parte della Bank of England del tasso d’interesse allo 0,5%, più di due punti percentuali al di sotto dell’inflazione dei prezzi al consumo.

Le Borse asiatiche hanno chiuso con ribassi, seguite da quelle europee, perdendo in media l’1,5%.

Intanto a Washington, Trump ha esposto le “azioni contro gli sforzi del governo cinese di forzare e appropriarsi delle tecnologie e delle proprietà intelletuali americane”.

Con la conferenza stampa più breve della storia dei meeting trimestrali, Powell ha dichiarato che “non ci sono fattori che indichino che siamo al culmine di un’accelerazione dell’inflazione”, contrastando la teoria secondo la quale un mercato del lavoro forte aumenterebbe sia gli stipendi che i prezzi.

Le speculazioni sui futures della Fed non sono cambiate, con il consenso che punta a tre aumenti nel 2018, che riflette le previsioni della Fed stessa.

I titoli di Stato sono leggermente aumentati, schiacciando il rendimento a lungo termine, mentre le materie prime hanno perso terreno.

Ma l’aumento dei costi nel mercato dei prestiti personali è il fattore più importante dell’anno, secondo Jonathan Garner di Morgan Stanley.

“Questa è la ragione principale delle difficoltà delle Borse”.

La scorsa settimana, lo spread tra l’interesse interbancario ed il tasso overnight della Fed è cresciuto alla velocità massima su base trimestrale dalla crisi del 2008, aumentando di mezzo punto percentuale da capodanno.

Il tasso LIBOR oggi è saltato al 2,2%, un punto intero in più rispetto ad un anno fa.

Questo potrebbe essere il segnale dell’inizio di una riduzione nei mercati offshore dei finanziamenti del dollaro”,  ha osservato Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph, “fattore aggravante della crisi del 2008”.

“Ma alcuni sostengono che questo movimento sia un contrattempo tecnico dovuto alla riforma fiscale americana, e che non costituisca ancora un vero pericolo”.

L’oro in dollari è salito a 1.336$/oncia, picco di due settimane, dopo la decisione della Fed.

L’argento si è mantenuto sui 16,50$/oncia, 2,3% al di sopra del minimo di tre mesi di martedì, ma recuperando solo metà della caduta della scorsa settimana.

Il platino è diminuito a 953$/oncia, in rialzo dell’1,2% dal  minimo di undici settimane di lunedì, ed in linea con la chiusura della scorsa settimana.

“Una vera e propria guerra commerciale non è probabile in questo momento”, riporta l’ultima analisi di Metals Focus, “ma potrebbe avere implicazioni nei mercati globali e nel prezzo dell’oro”.

Se gli USA dovessero imporre nuove tariffe, le ritorsioni della Cina e dell’Europa indebolirebbero il dollaro e favorirebbero il prezzo dell’oro, essendo di per sè un duro colpo alle esportazioni americane, secondo Metals Focus.

Relazioni deteriorate potrebbero anche “danneggiare il commercio e crescita globali”, mettendo in difficoltà le Borse ed aumentando la volatilità, di nuovo favorendo gli investimenti in oro.

“L’ostacolo alla crescita economica risulterebbe in un aumento più lento dei tassi d’interesse da parte della Fed, il che continuerebbe a favorire l’oro”.

Ieri il commissario UE per il commercio Cecilia Malmstrom ha affermato che l’Eurozona probabilmente sarà esente dalle nuove tariffe USA sull’acciaio ed alluminio.

Ma per la Cina “in prima linea ci saranno le aziende con una grossa esposizione agli Stati Uniti, nel settore tecnologico e dei beni di consumo”, indica una nota di Société Générale.

La Borsa di Shanghai oggi è scivolata dello 0,8% al minimo di due settimane, mentre il prezzo dell’oro in Cina è salito al picco di due settimane. 

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Adrian E. Ash è a capo del Reparto di Ricerca presso BullionVault, il più grande servizio di investimento in oro al mondo. Adrian ha pecedentemente ricoperto il ruolo di Editorial presso la Fleet Street Publications Ltd e di redattore economico dalla City di Londra per The Daily Reckoning; è un collaboratore regolare della rivista finanziaria per investimenti MoneyWeek. I suoi commenti sul mercato dell'oro sono stati pubblicati su Financial Times, Bloomberg e Der Stern in Germania e molte altre pubblicazioni.

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