L’oro si avvicina al livello critico dei 1.300$/oncia, stabile in GBP ed Euro con il peggiorare dei dati del Regno Unito
Il prezzo dell’oro è diminuito al minimo di sei settimane in dollari ma è rimasto saldo in eurto e sterline, estendendo l’andamento recente al primo giorno di maggio.
Con la Cina e la maggior parte dei mercati europei chiusi per il primo maggio, l’oro è caduto dello 0,4% a 1.308$/oncia con l’aumento del dollaro.
Le vendite delle nuove monete d’oro American Eagle il mese scorso è scivolato al livello minimo da prima dell’inizio della crisi globale del 2007, come mostrano i dati da US Mint.
L’interesse per l’oro da parte dei grandi investitori privati è ancora in ribasso, secondo i dati di BullionVault, con il numero di acquirenti al minimo dal periodo dei valori più ribassisti del mercato alla fine del 2015.
Perdendo lo 0,8% nell’arco dello scorso mese, l’oro ha chiuso ad Aprile con il valore di chiusura mensile più basso del 2018 fino ad oggi a 1.313,20$/oncia.
Il prezzo in sterline invece ha chiuso il mese al valore mensile di chiusura più alto da dicembre, ed in euro con la chiusura mensile più alta da ottobre.
“Ci stiamo avvicinando a valori tecnici di supporto importanti”, ha osservato la nota di oggi di MKS Pamp, “con la media mobile a 200 giorni a 1.304$/oncia e subito sotto, la soglia psicologica dei 1.300$/oncia.
“Rimango ribassista per quanto riguarda l’oro”, dice l’analista tecnico Russell Browne di Scotia Mocatta, “il quale dovrebbe assestarsi sulla media mobile a 200 giorni, cioè 1.304,30$/oncia”.
Le Borse europee ed asiatiche aperte oggi hanno aperto in positivo, con il FTSE100 index di Londra che ha guadagnato lo 0,5% ed ha raggiunto il un nuovo picco di due anni.
La sterlina al contrario ha perso terreno di nuovo, dopo i dati sull’economia inglese peggiori del previsto, estendendo la discesa dal picco di metà aprile contro il dollaro ad un -5%.
Dopo i dati negativi sul PIL inglese di ieri, oggi nuovi grafici mostrano un calo dei prestiti, con una caduta inaspettata dei mutui immobiliari.
I prezzi delle materie prime sono ancora in diminuzione, con il greggio Brent che ha trovato supporto a 74,50$ al barile, mentre i maggiori titoli di Stato non hanno mostrato cambiamenti rilevanti.
Oggi il regime teocratico di Tehran ha smentito le accuse del primo ministro israeliano Netanyahu di non aver mai fermato il progr4amma di ricerca nucleare nonostante il patto del 2015, che ha permesso all’Iran, quinto produttore mondiale di petrolio, di tornare ad esportare.
Il presidente Trump dovrà decidere entro il 12 maggio se estendere il patto o revocarlo, riattivando cos’ le sanzioni politiche ed economiche verso l’Iran.