Oro oggi

Le aziende aurifere ricorrono all'hedging sull'incremento del prezzo del 20%

L'hedging sull'oro è aumentato in maniera decisa nel mese di febbraio a seguito del picco di 13 mesi realizzato dal metallo, con un numero in aumento di compagnie che ha deciso di bloccare il prezzo – e quindi i loro margini di profitto - attraverso questo rimedio che consente di vendere il metallo ai prezzi correnti. 
 
Nel mese di febbraio il prezzo dell'oro è cresciuto mediamente del 9,3% rispetto a gennaio, la più rapida crescita mese su mese da quando il metallo raggiunse il picco nell'estate del 2011, portando i prezzi dell'oro più in alto di 1/5 rispetto alla chiusura del 2015, che aveva segnato il nuovo minimo di 6 anni.
 
La produzione dell'oro aveva in precedenza stabilito un record proprio nel 2015 con 3.500 tonnellate complessive di metallo estratto.
 
La russa Polyus Gold – terza azienda al mondo per estrazione – ha affermato di aver utilizzato il rimbalzo del prezzo del metallo per destinare il 6% della produzione annuale a copertura dei rischi del mercato per i prossimi 3 anni, per un hedging totale del 17% fino al 2020.
 
I contratti futures della Polyus - precedentemente quotata nel London Stock Exchange (LON:POLG) e successivamente passata nelle mani private del figlio ventenne del miliardario russo Suleiman Kerimov - fanno riferimento a 19 tonnellate d'oro. 
 
L'azienda New Gold quotata in Canada (NYSEMKT:NGD) ha affermato di essere ricorsa alla stessa pratica per l'intera produzione rimanente del 2016 per un totale di circa 8 tonnellate, mentre l'azienda sudafricana Harmony Gold (JSE:HAR) ha bloccato 1/3 della produzione stimata di 50 tonnellate al picco di conversione del cambio rand/dollaro.
 
Anche la compagnia australiana Evolution Mining (ASX:EVN) è ricorsa all'hedging per 4,5 tonnellate d'oro da adesso fino alla metà del 2020 al cambio AUD/USD che ha fissato il prezzo per oncia a 1.257$, confermando a Bloomberg che intende incrementare il suo hedging fino al 25% delle 14 tonnellate di produzione annuali.
 
Il prezzo delle azioni dell'azienda sono triplicate dalla fine del 2014, mentre i suoi costi di produzione sono rimasti invariati, ed il prezzo dell'oro si è mosso verso una direzione record contro il dollaro australiano.
 
L'hedging in genere prevede la vendita della produzione futura al prezzo attuale per avere dei fondi nell'immediato. L'industria ha incrementato le pratiche di hedging durante il mercato ribassista del 1990 alla ricerca di protezione contro le future diminuzioni di prezzo, creando una situazione di nervosimo sugli investitori che percepivano quelle vendite come un ulteriore pressione sui prezzi.
 
Quegli stessi produttori che avevano scelto di ricorrere all'hedging, crearono delle situazioni di tensione con gli azionisti, sia per la perdita dei guadagni che il metallo stava realizzando e sia per il denaro speso per riacquistare le loro posizioni con l'inizio del mercato rialzista del 2001.
 
In quel momento, nell'industria erano stati riversati dei contratti di hedging pari a 18 mesi di produzione di metallo. 
 
"Siamo davanti ad un iceberg di dimensioni crescenti?", si domanda un operatore in una nota, commentando a caldo la notizia che ha visto la miniera Polyus ricorrere all'hedging.
 
"Le aziende di produzione sono state abbastanza impegnate nei due mesi passati", va avanti, definendo l'hedging sull'incremento del prezzo, "una misura di base adottata da molti", con i produttori australiani, russi, sudafricani e americani impegnati nella vendita di metallo attraverso futures – bloccando ai prezzi attuali la produzione futura. 
 
Il tempo per il quale queste aziende ricorrono a queste strategie, (più o meno simile a quanto impiegano i fondi speculativi a decidere su come allocare nuovamente l'oro), "potrebbe non esaurirsi presto, in quanto ha necessità dell'approvazione dei diretti interessati in ciascuna organizzazione".
 
Con i costi di produzione in diminuzione durante il 2015, lo scivolamento dei prezzi dell'oro al minimo di 6 anni aveva portato ad operazioni di "de-hedging" per un totale complessivo di 26 tonnellate in tutta l'industria, secondo quanto affermato dal World Gold Council, a fronte di una nuova protezione contro il prezzo di 104 tonnellate come conseguenza della stabilizzazione del metallo nel 2014.
 
"Questo sviluppo non è sorprendente", afferma il World gold Council nell'ultimo aggiornamento sulla domanda d'oro, "in quanto i movimenti del prezzo alla fine del 2015 avevano fatto venire meno la necessità di utilizzare l'hedging". 

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