Oro oggi

Domanda di oro dalla Cina: più forte delle aspettative?

Il Capodanno cinese segna tradizionalmente il periodo di maggior acquisto di oro da parte dei privati, scrive Adrian Ash di BullionVault.
 
Già prima del Capodanno lunare del 19 febbraio, le monete d’oro emesse dalla Banca Popolare cinese per l’anno della Capra sono andate esaurite. Gli ultimi aggiornamenti riportano anche di false monete dorate vendute ad anziani.
 
Anche questo genere di acquisti rappresentano un dato chiave per gli analisti, intenti a ricercare dati che indichino la portata della domanda di oro nella seconda economia più grande al mondo. Dopo tutto, la domanda di lingotti d’oro, monete e gioielli da parte dei privati in Cina è pari ad un oncia su cinque vendute in tutto il mondo negli ultimi cinque anni, seconda solo all’India.
 
Tutto ciò, influisce o no sui prezzi dell’oro in qualche modo?
 
Al momento attuale si cerca di capire quale sia l’effettiva portata della domanda di oro proveneinte dalla Cina. Mentre l’export del prezioso metallo è pressochè proibito, la produzione dello stesso è stata la più importante in termini quantitativi dal 2007, con la nazione che rimane inoltre tra le più grandi importatrici al mondo. L’estrazione di oro ha toccato un nuovo record nel 2014, mentre lo scorso autunno si è iniziato a far transitare l’import direttamente da Shanghai, che si è aggiunto al polo tradizionale di entrata di Hong Kong.
 
Nell’insieme, produzione e fornitura hanno rappresentato un quantitativo maggiore di due terzi della domanda al consumo dello scorso anno. Tale differenza potrebbe trovare una spiegazione da parte dell’acquisto operato da banche e da fondi di investimento cinesi che hanno acquistato oro. La Banca Centrale di Pechino non ha più fornito aggiornamenti sui quantitativi in suo possesso dal lontano 2009, quando annunciò un incremento del 75% delle proprietà di oro, che la portarono tra i primi sei paesi al mondo per riserve d’oro.
 
Non è la prima volta che gli operatori del settore ravvisano una grossa differenza tra la vistosa fornitura d’oro e il dato della domanda. Senza considerare quali siano i dati esatti, e senza tener conto che la domanda privata è consistita solo nel 60% del totale della fornitura del 2014, ciò che importa è che la forte domanda cinese contribuisce a far muovere i prezzi dell’oro, ma non li determina. 
 
 
Negli ultimi 15 anni, la domanda da parte dei privati in Cina non ha mostrato generalmente nessuna correlazione con i prezzi mondiali dell’oro. O meglio, i dati mostrano una leggera correlazione negativa su base trimestrale tra il cambiamento dei prezzi anno su anno ed il quantitativo della domanda di lingotti, monete e gioielli da parte dei privati cinesi. La connessione è principalmente negativa quando la domanda si muove inversamente ai prezzi.
 
Complessivamente, e guardando agli ultimi due anni, nel 2013 la domanda di lingotti d’oro, monete e gioielli è cresciuta oltre il 60% in termini di peso fino a raggiungere i massimi storici. Nello stesso anno, però, i prezzi sono scesi del 30% sia in yuan che in dollari. Successivamente, il 2014 ha mostrato un drastico crollo della domanda da parte dei privati cinesi, cancellando tutti i guadagni realizzati durante l’anno. I prezzi dell’oro in dollari, al contrario, sono rimasti invariati lo scorso anno registrando un incremento sia in yuan che in altre valute.
 
Per qualsiasi quantitativo, in Cina gli acquisti non incidono nel movimento del prezzo ma vengono effettuati ai prezzi disponibili al momento. Ciò sarà ancora più evidente se la “vera” domanda cinese continua a rimanere invariata. Privati, investitori e banche centrali sono felici di comprare oro a prezzi scontati da parte degli intermediari occidentali – le cui decisioni influenzano chiaramente i prezzi nel breve termine – che continuano a vendere dall’apice della crisi finanziaria del 2011/2012.
 
Se quella crisi dovesse ritornare, o nuovi problemi dovessero nascere , il sentiment occidentale dovrà fare i conti con approviggionamenti fortemente indeboliti. Gli operatori di settore hanno notato questo problema dopo il crash del prezzo del 2013, e principalmente a Londra – epicentro mondiale e storico dello scambio di lingotti d’oro – in cui le banche hanno dimesso quasi completamente gli approviggionamenti d’oro nel 2014. 
 
Pechino, al contrario, continua a mantenere un divieto per l’esportazione dei lingotti d’oro proprio per l’importanza che questo metallo riveste in contesti politici-finanziari, in cui il metallo viene acquistato e tenuto per lungo tempo.
 
I privati cinesi si comportano esattamente così, sopratutto se possono acquistare a prezzi più bassi.
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Adrian E. Ash è a capo del Reparto di Ricerca presso BullionVault, il più grande servizio di investimento in oro al mondo. Adrian ha pecedentemente ricoperto il ruolo di Editorial presso la Fleet Street Publications Ltd e di redattore economico dalla City di Londra per The Daily Reckoning; è un collaboratore regolare della rivista finanziaria per investimenti MoneyWeek. I suoi commenti sul mercato dell'oro sono stati pubblicati su Financial Times, Bloomberg e Der Stern in Germania e molte altre pubblicazioni.

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