Oro oggi

Debito greco: si pagherà con l'oro?

Le riserve auree nazionali verrebbero utilizzate solo in casi di estrema necessità

Di Julian Phillips - GoldForecaster

SE LE RISERVE AUREE nazionali fossero accettate in cambio di un credito in valuta, verrebbero utilizzate? L’oro è stato richiesto come collaterale più di una volta durante la storia, ma soltanto nazioni in condizioni disperate accettano che il proprio oro venga utilizzato in questo modo. Del resto, i bond governativi sono più facili da produrre e limitati soltanto dalla fiducia dei mercati.

In più, rimangono all’interno della giurisdizione di chi li emette, sono quindi facilmente controllabili. L’oro invece può essere utilizzato una volta sola, e finirebbe fuori dalla giurisdizione di chi lo possiede, che non potrebbe quindi esercitare alcun controllo su di esso. Inoltre, l’oro non si può produrre e rappresenta una garanzia concreta da parte del proprietario ad onorare i propri obblighi.

È di poche settimane fa la notizia che il Comitato del Parlamento Europeo per gli Affari Economici e Monetari ha autorizzato le banche centrali di accettare oro come collaterale. Quando la decisione verrà ratificata, il ruolo dell’oro verrà ridefinito come un asset altamente liquido secondo la IV direttiva sui requisiti di capitale, che si terrà a giugno in seno alla Commissione Europea.

Non è la prima volta che l’oro viene accettato come collaterale: a partire dal 2010 diverse Clearing Houses (la ICE Clear Europe, la Chicago Mercantile Exchange e poi la londinese LCH) e JP Morgan, hanno deciso di accettare oro come collaterale.

D’altra parte, come è ben noto, i debiti governativi  sono ormai guardati con maggiore sospetto: i membri mediterranei della UE si stanno dimostrando incapaci di ripagare il debito, cosa che rende i bond governativi di dubbia affidabilità come collaterale. L’Unione Europea che pretende di controllare la tassazione (vendendo asset nazionali per riconoscere nuovi fondi) è l’atteggiamento che si tiene normalmente quando un individuo viene liquidato.

La Grecia sarà disposta ad accettare questo stato di cose? È esattamente quello che accadrebbe se avesse perso una guerra: gli obblighi nei confronti dei debitori sono allora più  importanti della sovranità nazionale? Se fosse così, c’è da aspettarsi un’ondata di turbolenze sociali che danneggerà una delle fonti principali di reddito: il turismo. Eppure la Grecia soltanto ha potere sugli asset greci in Grecia: la decisione spetta a loro, non alla UE.

Altre reazioni potrebbero includere:
-    Non accettare se non il 50% della riduzione del debito, lasciando alle banche la gatta da pelare
-    Lasciare la UE per il mancato rispetto dei requisiti, o un’ulteriore proroga delle scadenze da parte del governo greco
-    Il ritorno alla dracma, con conseguente inflazione che renderà le vacanze in Grecia particolarmente convenienti, con un boom del settore

La Grecia sta probabilmente considerando tutte queste opzioni e deciderà secondo quelli che sono gli interessi nazionali. Vediamo quali sono i principi dominanti che guideranno le decisioni nelle prossime settimane.

Dal punto di vista delle banche, la ristrutturazione del debito è inaccettabile perché ridurrebbe la loro base di asset minandone la solvibilità. L’estensione del debito e la riduzione dei tassi di interesse risolverebbero la situazione, ma è necessario che il debito sia ripagato in un modo che la Grecia, ora impoverita, possa sostenere.

La vendita di beni nazionali ridurrebbe le entrate dello stato e causerebbe un taglio di posti di lavoro che inasprirebbe la situazione. Misure severe legate a un ulteriore debito danneggerebbero la Grecia per un’intera generazione.

Dal punto di vista della Grecia, i principi di democrazia vogliono che si agisca in favore del popolo votante. Se le soluzioni proposte minacciano un’intera generazione, è certo che il popolo votante non le accetterà.

Rimane la scelta un programma di pagamenti particolarmente oneroso, o l’uscita della Grecia dalla UE. Questa scelta potrebbe portare a un aumento dell’impiego e a un boom del settore turistico.

Sembra improbabile che la UE si impossessi dei beni della Grecia per ripagare i debiti, perché sarebbe una sorta di guerra delle banche contro la democrazia. Tutto sommato, la ristrutturazione del debito sembra essere il compromesso più probabile.

Ci sono poi le riserve auree della Grecia, che il mercato dell’oro osserva con particolare interesse. Si tratta di 111,5 tonnellate (il 79,3% delle riserve complessive). Le riserve auree, se vendute a privati in un momento di pressione causato dalla precaria situazione finanziaria, di certo non realizzerebbero per intero il loro valore.

Sopratutto non è dato di sapere se l’oro della Grecia sia stato già utilizzato come collaterale con la Bank of International Settlements, in cambio di valuta. È un dato di fatto che lo scorso anno la BIS ha accettato oro come collaterale in alcune transazioni delle quali non sono stati resi noti i dettagli: operazioni forse legate ai bailout? Certo è che la credibilità finanziaria della Grecia riceverebbe il colpo di grazia se si venisse a sapere che l’oro è già stato impegnato...

Ecco le altre nazioni che potrebbero aver necessità di un bailout:
-    L’Irlanda ha soltanto 6 tonnellate d’oro nelle proprie riserve, per un valore attuale di $296 milioni, una goccia nel mare del debito nazionale. La mossa più saggia dell’Irlanda è stata di mantenere bassa la Corporation Tax, in modo da sviluppare l’economia
-    Il Portogallo ha 382,6 tonnellate, per un valore di $18,9 miliardi: una fetta importante del debito
-    La Spagna ha 281,6 tonnellate, per un valore di $13,9 miliardi: anche in questo caso in grado di ripagare una grossa fetta del debito
-    Il Belgio ha 227,5 tonnellate, del valore di $11,2 miliardi
-    Dopo le operazioni di vendita dello scorso governo, il Regno Unito ha 310,3 tonnellate d’oro residue, per un valore di $15,3 miliardi
-    L’Italia, di recente sotto i riflettori delle agenzie di rating, ha 2.541 tonnellate, per un valore di $121 miliardi
-    Gli USA hanno 8.133,5 tonnellate, per un valore di $4.000,01 miliardi
-    E se l’effetto contagio mettesse a rischio la BCE? Sono a disposizione 502,1 tonnellate, per $24,78 miliardi

C’è comunque da ricordare che le riserve d’oro verranno utilizzate soltanto se non ci sono alternative: una nazione che ricorre alle riserve d’oro perde credibilità a livello internazionale, e rimane in una posizione particolarmente isolata. L’isolamento può in alcuni casi portare dei vantaggi: un esempio estremo è quello della Rhodesia che, sottoposta a sanzioni internazionali, ha visto rifiorire la produzione interna. Analogo quello che accadde in Sudafrica.

È ovvio quindi che alcune nazioni preferiscano il fallimento al sacrificio delle proprie riserve d’oro.

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JULIAN PHILLIPS fa parte del rinomato sito di GoldForecaster.com. Egli iniziò la sua carriera nei mercati finanziari nel 1970 dopo aver servito nell'esercito britannico in qualità di Ufficiale dell'Infanteria Leggera in Malaya, alle Mauritius e a Belfast.

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