La Cina, lo yen e la guerra delle valute
La guerra al logoramento non prevede vincitori, per quanto si stampi e immetta denaro sul mercato
Di Adrian Ash - BullionVault.it
DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE la Germania nazista ordì un complotto per immettere in Gran Bretagna una quantità importante di banconote false.
Furono impiegati circa 140 ebrei imprigionati nel campo di Sachsenhausen, situato a nord di Berlino, che forgiarono circa 132 milioni di sterline in banconote e monete di ottima qualità (circa 650 milioni di dollari del tempo, ovvero 6 miliardi di sterline odierne) che equivalevano al 15% delle risorse monetarie della Gran Bretagna dell’epoca.
L’operazione Bernhard, chiamata così dal nome dell’ingegnere delle SS che la dirigeva, riuscì a portare in Inghilterra soltanto poche banconote da cinque e da dieci. ( Sembra che la Banca di Inghilterra abbia bruciato le banconote ritrovate, così come ogni prova.) Poiché “nel 1943 la Luftwaffe era quasi kaput”, scrive lo storico Lawrence Malkin, “invece di perseguireil piano originale (lasciar cadere le banconote contraffatte durante voli aerei sopra la Gran Bretagna), che avrebbe screditato le banconote vere, le SS decisero di usare i falsi per finanziare l’attività di spionaggio.”
Il denaro contraffatto dai nazisti irruppe sul mercato nero dell’Europa Centrale e del Nord Africa, abbattendo il valore di mercato della sterlina, e destabilizzando la Banca di Inghilterra che non aveva modo di intercettare i falsi che arrivavano a Londra. In seguito, grazie a un’imprevedibile piroetta del destino (e ad astuti metodi di riciclaggio) il denaro aiutò i sopravissuti all’Olocausto a spostarsi in Palestina e fondare Israele.
Oggi la battaglia economica non prevede la svalutazione del denaro del nemico. Al contrario: alla fine del 2010 si cerca di ferire il nemico comprandone la moneta per provocarne un rialzo.
“Il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo sulla reazione del Giappone all’acquisto di yen da parte della Cina” nota Michael Pettis, professore di finanza a Pechino. “Secondo i dati forniti dal governo giapponese, la Cina nel 2010 ha acquistato yen per un valore di $27 milioni, più di sei volte tanto del valore acquistato negli ultimi 5 anni messi insieme.”
Goebbels, ministro della propaganda di Hitler, riteneva che l’operazione Bernhard fosse un “piano grottesco”, temendo l’effetto di un’operazione simile se gli inglesi avessero restituito il favore alla Germania. Che cosa avrebbe pensato invece dell’attacco di Pechino alla moneta giapponese?
“Tutti giocano allo stesso modo” dichara Pettis. “Si cerca di forzare il mercato, con la Cina che vuole riciclare il proprio surplus favorendo le esportazioni in Giappone, piuttosto che negli USA o in Europa.”
La Cina compra yen, per colpire l’export del sol levante. E il Giappone compra dollari, che sono già svalutati per l’effetto della politica monetaria della FED e sono i primi in classifica in questa gara al ribasso. In Europa, la Banca Nazionale Svizzera ha venduto i propri franchi per comprare euro durante la scorsa primavera, mentre la Banca di Inghilterra ricopre di sterline la City, creando denaro a sufficienza per finanziare i prestiti di un intero anno di governo, e portando l’inflazione oltre i limiti di tolleranza, durante 19 degli scorsi 36 mesi.
“L’intervento è positivo per il mercato dei Treasury Bond USA, specialmente per quelli a breve termine, sui quali probabilmente si concentrerà il Giappone” scrive la Reuters, citando un esperto dei mercati. Cosa che sembra aiutare la campagna della FED in sfavore di chi ha investito nella valuta USA. Eppure, per quanto si stampi e si spenda, questa guerra di logoramento non lascia intravedere alcun vincitore.
Pare che lo scorso mercoledì Tokyo abbia speso 500 miliardi, o forse addirittura 1000, per comprare dollari. Di questo passo, mancano 34 giorni perché si pareggino i conti con la campagna del 2003-2004, durante la quale il Giappone cercava di mantenere il dollaro sopra i 100 yen. Da allora la valuta americana è scivolata comunque di ¥17, e ¥80 è diventato il punto limite secondo gli esperti di forex.
Nel frattempo, gli investitori che cercano un riparo in mezzo alla battaglia spingono il prezzo dell’oro in dollari verso nuovi picchi massimi. Contemporaneamente, l’argento tocca un nuovo record dopo quasi trent’anni. Non c’è nessuna garanzia che i prezzi dei due metalli preziosi continueranno a salire, ma sembra improbabile che accada il contrario mentre la politica monetaria mondiale si pone come unico target di svalutare il denaro cartaceo. Per lo meno, i metalli preziosi non possono essere moltiplicati a piacimento, diversamente a ciò che accade per yen, dollaro o franco svizzero, semplicemente con lo scopo di venir riversati nel mercato in una guerra che non prevede vincitori.