L’oro chiude i 7 giorni in rally
Di Alessandra Pilloni - BullionVault
SETTIMANA VIVACE per i metalli preziosi, nonostante la parziale chiusura dei mercati americani di giovedì e venerdì.
Il gold fixing pomeridiano di venerdì è stato fissato a $1734,50 all’oncia, un incremento dell’1,21% rispetto allo stesso dato della scorsa settimana. Il prezzo dell’oro in euro dice tutto rispetto a quale sia l’evento più rilevante della settimana. Il fixing di venerdì pomeriggio in euro è stato infatti €1340,21, in calo dello 0,44% rispetto al dato analogo di venerdì scorso.
A parte i dati sul fixing, durante il pomeriggio di venerdì, mentre scriviamo, stiamo assistendo a un rally del metallo giallo che ha portato il prezzo in meno di un’ora dal valore di fixing ad oltre i $1749 e a €1348 all’oncia. Ricordiamo che in occasione del ringraziamento i volumi di scambio sono ridotti, e una ridotta liquidità può moltiplicare la volatilità dei prezzi.
La settimana si era aperta con una ripresa del metallo giallo durante la sessione asiatica di lunedì. Il prezzo era arrivato ai $1725, livello poi mantenuto dai mercati occidentali.
Un dato positivo per l’oro è stato quello relativo alla posizione net-long di future e opzioni sull’oro tradati al Comex (misurata come differenza tra contratti bullish e bearish) che dopo essere andata in perdita per 4 settimane consecutive, è salita invece durante la settimana dell’elezione di Obama (il dato viene sempre reso disponibile in differita).
Mentre negli Stati Uniti la discussione ha continuato ad incentrarsi sul Fiscal cliff, in Europa ad inizio settimana ci si teneva impegnati a commentare il downgrade della Francia da parte di Moody’s. Tra le motivazioni del declassamento, Moody’s annovera il fatto che un nuovo shock dei mercati potrebbe influenzare gli interessi sul prestito, e che in questa eventualità “l’innalzamento degli interessi sul prestito aumenterebbe ulteriormente la pressione sulle finanze del governo francese, che, diversamente da altre nazioni fuori dall’area Euro con un rating ugualmente alto, non ha accesso a una banca centrale nazionale che possa aiutare a finanziare il debito nel caso di una forte crisi dei mercati.”
La reazione dei mercati alla notizia è stata scarsa, se non nulla. Evidentemente il downgrade non ha sorpreso nessuno e i mercati avevano già digerito il rischio Francia.
L’altro punto chiave di questa settimana in Europa è il mancato accordo sui fondi di bailout da fornire alla Grecia. Il meeting dei ministri delle finanze europei, presidenziati dal primo ministro lussemburghese Juncker si è chiuso infatti con un nulla di fatto, imputabile, stando allo stesso Juncker, a “verifiche tecniche” ancora da eseguire.
In questo merito arriva venerdì l’apertura del Fondo Monetario Internazionale sul rapporto-target debito/PIL della Grecia, rivisto al 124% entro il 2020. Fino alla settimana scorsa Christine Lagarde, presidente del FMI, insisteva su una riduzione al 120% per la stessa scadenza, mentre l’Eurogruppo avrebbe voluto concedere una proroga al 2022 con target al 120%.
Interessante notare che in tutto questo abbiamo assistito a una settimana positiva dell’Euro contro il Dollaro, con un’unico tentennamento mercoledì, al termine del meeting europeo di cui si diceva prima. Da una media di lunedì di $1,2780 venerdì si è giunti a toccare i $1,2969.
Per quanto riguarda il mercato dell’oro, hanno fatto notizia i dati del Fondo Monetario Internazionale sulle nuove acquisizioni eseguite ad ottobre del Brasile, che acquistando 17,17 tonnellate si è portato ad un totale di 52,2; e del Kazakistan che ne ha acquisito 7,5 portandosi ad un totale di 111,5. Ha fatto scalpore invece il dato riguardante la Germania che ad ottobre ha ceduto 4,2 tonnellate d’oro. Le speculazioni sulle motivazioni e la destinazione della vendita sono però durate poco, visto che una nota della Commerzbank di giovedì ha spiegato che la vendita è stata dovuta alla creazione di monete commemorative. A questo scopo la Bundesbank ha a disposizione 7 tonnellate, spiega la Commerzbank, per un’eventuale vendita al ministero delle finanze. La cessione delle 4 tonnellate e più di ottobre è quindi da inquadrarsi in questo senso.
Di giovedì è anche il report sull’argento prodotto dalla GFMS, autorevole agenzia di consulenza sui metalli preziosi facente capo alla Thomson Reuters, e pubblicato dal Silver Institute.
Dopo una perdita stimata del 6% durante il 2012, il report prevede che la domanda industriale riprenderà il prossimo anno, “sopratutto grazie ad un nuovo picco in Cina [...] mentre una crescita della domanda nel mercato indiano farà sì che l’India diventi la seconda nazione per richiesta.”
Il report indica inoltre che la domanda industriale per l’argento è valsa per più del 50% nel 2011, percentuale che è destinata a salire al 60% entro il 2014.
Il fixing dell’argento di venerdì è stato di $33,41, un incremento del 3,4% rispetto allo stesso dato della scorsa settimana. Sulla scia dell’oro, anche l’argento è entrato in rally venerdì pomeriggio, toccando i $33,95 all’oncia.
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