Oro oggi

Questo proprio non me lo aspettavo...

Chi lo sa non ci crede. Come difendersi da una crisi in agguato che ci si rifiuta di vedere?

di Adrian Ash - BullionVault

Perché nessuno lo aveva previsto?

Questa fu la famosa domanda posta dalla Regina quando, quattordici mesi dopo l’inizio della crisi, visitò la London School of Economics.

Professor Luis Garicano rispose così: “Ad ogni fase, qualcuno si fidava di qualcun altro, e tutti pensavano che tutti gli altri stessero facendo quello che andava fatto.”

Davvero?? La stampa britannica rimproverò e si prese gioco di una risposta così ridicola. Tempo qualche giorno, e qualche mese, e qualche anno, e gli economisti riuscirono poi ad articolare una risposta migliore.

“La risposta più semplice è che in molti lo avevano previsto, sapevano che sarebbe accaduto.” (Prof. Garicano, in sua difesa, intervistato dal Guardian una settimana dopo.)

“In molti avevano previsto la crisi... ma nessuno voleva crederci.” (Lettera aperta alla Regina, redatta durante un seminario di esperti della Royal Academy nel luglio 2009.)

“La risposta è di una semplicità estrema: nessuno credeva che sarebbe davvero potuto accadere.” (Mervyn King, governatore della Banca d’Inghilterra, alla BBC, luglio 2012.)

Risposte molto semplici su molte persone che pensano tutte la stessa cosa. La pensano, però rifiutano di crederci.

Contrariamente a quello che dicono gli economisti, la maggior parte delle persone sapeva che la crisi stava per esplodere. Chiedete ai vostri conoscenti, vi diranno che sapevano cosa sarebbe accaduto, soltanto che non hanno fatto nulla per mettersi al riparo. Del resto, l’esplosione non ci sarebbe chi aveva potere in merito avesse agito (innalzando i tassi di interesse, tradando con più cautela, stringendo i criteri di prestito) per fermarla in tempo.

Ancora contrariamente a quello che vogliono farvi credere gli economisti, qualcuno là fuori deve pur averla prevista questa crisi, altrimenti non si spiega perché il prezzo dell'oro e dell'argento salirono del 150% nei cinque anni che precedettero il fallimento della Northern Rock, gigante bancario britannico. Dando un’opinione sullo stato globale della finanza nell’edizione di agosto 2007 della sua newsletter Gloom, Boom & Doom, Marc Faber, da tempo sostenitore degli investimenti in oro, aveva elencato 13 segnali di pericolo, verificatisi negli anni dal 2001 al 2006. “Politiche monetarie ultra-espansionistiche negli Stati Uniti” scrisse Faber in merito alla decisione di Alan Greenspan dopo lo scoppio della bolla tecnologica “con tassi di interesse artificialmente bassi porteranno a delle bolle in tutto il mondo e in ogni immaginabile classe di asset.”

“Primo segnale: il prezzo dell’oro raddoppia e oltre...”


 
La linea rossa segnala il credit crunch del 9 agosto 2007, che il 14 settembre (troppo rapidamente per gli scettici che pure sapevano che sarebbe accaduto) si tradusse in un vero e proprio assalto agli sportelli bancari della Northern Rock. Nei 5 anni precedenti i prezzi di oro e argento erano raddoppiati. Nei successivi cinque anni sarebbero ulteriormente triplicati.

Comprare all’inizio certo fu una bella mossa, ma anche chi ha acquistato nel mezzo della crisi ha avuto ottime soddisfazioni da oro e argento, nonostante le forti oscillazioni che certo hanno tenuto i nuovi investitori in tensione.

“All’inizio del 2007 mi sono reso conto che l’orizzonte economico stava peggiorando” scrive John, che ha investito con BullionVault nel 2007. “Per questo ho trasferito i miei contanti in oro fisico.”

Philip ha cominciato a comprare oro quando la Northern Rock stava finendo sui titoli dei giornali: “L’alto livello di debito sia pubblico che privato mi preoccupava dal 2004, e mi sono reso conto che c’era una sola soluzione: creazione di denaro dal nulla e svalutazione della moneta. Ho scoperto BullionVault solo nel 2007, tramite cui ho potuto comprare oro in maniera estremamente semplice.”

“Visto quanto è successo negli ultimi 5 anni” aggiunge Armand, utente di BullionVault dal settembre 2007, ora residente in Spagna, “Sono sorpreso che così poche persone abbiano comprato oro nonostante la crisi.”

“Non sono un catastrofista, ma è una questione di fiducia. Per me possedere oro e argento è l’unica possibilità in una situazione finanziaria come questa che in un modo o nell’altro è destinata al collasso: iperinflazione rapida e inattesa, o un declino lungo e trascinato.”

Una prospettiva di cui si parla quotidianamente. I dati non migliorano, e se lo fanno è di ben poco. L’Europa è sull’orlo dell’abisso, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno difficoltà ad incrementare il lavoro e la crescita, la Cina sembra scimmiottare il Giappone post-bolla degli anni ’90. La gente si lamenta dei rendimenti scarsi dei conti deposito, i politici vanno in panico per la creazione di denaro dal nulla, gli economisti e chi studia le strategie di investimento trema al solo pensiero dell’iperinflazione. Comprare oro o argento è ancora oggi un sentiero tutto sommato poco battuto.

Ma si osservino di nuovo i primi 5 anni di questa crisi finanziaria. Quanti di quello che “sapevano che sarebbe successo” hanno fatto poi qualcosa in merito (comprare oro o argento per esempio) per riuscire a limitare i danni? L’oro e l’argento sono la classe di asset che ha mostrato la performance di gran lunga migliore dal 2007, eppure tra i risparmiatori e gli investitori rimangono tuttora sottovalutati. Probabilmente perché anche questa volta nessuno si aspetta che la crisi continui. E tra i pochissimi che se la aspettano, nessuno riesce a crederci. Non abbastanza da fare qualcosa in merito.

Per citare un blog dell’Economist, dell’11 settembre 2012:

“Abbiamo imparato che nella maggior parte delle situazioni le banche centrali sono in grado di controllare l’inflazione da sola. I mercati non danno nessun segnale di timore di un’incombente inflazione.”

Allora va tutto bene, se gli economisti e i mercati finanziari non credono che ci sia un problema.   

Adrian E. Ash è a capo del Reparto di Ricerca presso BullionVault, il più grande servizio di investimento in oro al mondo. Adrian ha pecedentemente ricoperto il ruolo di Editorial presso la Fleet Street Publications Ltd e di redattore economico dalla City di Londra per The Daily Reckoning; è un collaboratore regolare della rivista finanziaria per investimenti MoneyWeek. I suoi commenti sul mercato dell'oro sono stati pubblicati su Financial Times, Bloomberg e Der Stern in Germania e molte altre pubblicazioni.

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