Oro oggi

La BCE e l'Europa federale

Il ruolo politico della BCE e prospettive di inflazione

Di Philipp Bagus - Cobden Centre

IL 14 GENNAIO 2011 la Grecia avrebbe dichiarato default, se non fosse stato per l’intervento estremo della BCE la quale, andando contro alcune regole precedentemente stabilite, ha permesso che la Grecia rimanesse a galla. Il 14 gennaio scorso, Fitch ha downgradato la Grecia da BBB- a BB, un rating considerato junk, spazzatura.

Fitch è stata l’ultima delle tre agenzie di rating, dopo S&P e Moody’s, a downgradare il rating della Grecia. I rating sono necessari per i governi per stabilire le regole di garanzia del credito della Banca Centrale Europea. Quando i governi spendono più di quanto ricevono dalle entrate, emettono bond. I bond governativi vengono acquistati dalle banche perché possono essere usati come garanzia al momento della richiesta di prestiti alla BCE. La BCE non accetta qualsiasi tipo di security o di bond come garanzia: richiede che il rating dato da almeno una delle tre agenzie alla nazione di cui accetta i bond come garanzia, raggiunga un determinato livello.

Per aiutare le banche durante la crisi finanziaria, la BCE aveva abbassato il livello minimo per i rating da A- a BBB- perché le securities, sopratutto quelle legate ai mutui, stavano crollando. La riduzione del livello minimo di rating fu implementata come un’eccezione che sarebbe dovuta durare fino alla fine del 2010.

Lo scorso anno, l’incertezza sul rating della Grecia ha causato la crisi del debito nazionale. A causa delle difficoltà a gestire il proprio budget, la Grecia ha rischiato a lungo di perdere il rating minimo richiesto, A-. Cosa accadrebbe nel 2011, se il rating minimo fosse riportato ad A- come previsto, e il rating della Grecia non raggiungesse il requisito minimo?

Il mercato è scettico rispetto alla capacità della Grecia di ripagare i propri debiti, e non gradisce che la BCE continui a finanziare indirettamente il deficit greco. Se la BCE non accettasse più i bond greci come garanzie per i prestiti, nessuna banca avrebbe più interesse a comprarli e il governo andrebbe in default sulle proprie obbligazioni.

Nel gennaio 2010 Trichet, presidente della BCE, rilasciava chiare dichiarazioni d’intenti: “Non cambieremo la struttura delle garanzie di credito per favorire una singola nazione. La struttura si applica equamente a tutte le nazioni.”

Il mercato aveva interpretato tali dichiarazioni come una volontà di non abbassare il livello minimo di rating a BBB- solo per salvare la Grecia. Sulla stessa linea furono le dichiarazioni di Jurgen Starck, che disse che i mercati sbagliavano ad aspettarsi che gli altri stati membri avrebbero salvato la Grecia.

Quando i problemi della Grecia si intensificarono a maggio 2010, Trichet, in contrapposizione con la sua dichiarazione di gennaio, annunciò che le misure straordinarie di garanzia al credito sarebbero state estese a tutto il 2011. I bond greci potevano quindi essere utilizzati ancora per garantire prestiti.

Eppure, la situazione in Grecia era peggiore di quanto le banche centrali si erano attese: i mercati hanno cominciato a credere che durante il 2011 la Grecia avrebbe perso persino il rating BBB-, e le attese si sono fatte realtà con il downgrade di Fitch dello scorso gennaio.

Nel maggio 2010, quando al picco della crisi fu dato l’annuncio che non sarebbe stato applicato alcun criterio minimo sul livello di rating e che i bond greci sarebbero stati accettati per garantire i prestiti a prescindere dal rating della Grecia, l’indipendenza della BCE ha cominciato a indebolirsi. Secondo questo provvedimento, la BCE continua ad accettare i bond spazzatura come garanzia.

In contraddizione con l’atteggiamento precedente, e diventando così uno strumento politico, la BCE ha perduto credibilità. La BCE si presenta adesso come una macchina pronta a produrre inflazione, al servizio delle decisioni politiche, secondo la tradizione francese e degli altri paesi latini.

Fin dall’inizio, l’euro è stato un progetto politico. Per salvare questo progetto, la BCE ha messo in secondo piano le responsabilità di stabilità monetaria, cambiando le regole di garanzia del credito per salvare la Grecia. Ben lontana dall’esempio della Bundesbank, che si è sempre rifiutata di piegarsi ai desideri inflazionisti della politica, la BCE sta dimostrando di essere uno strumento dei politici per la centralizzazione del potere in Europa.

Siamo dunque ad un momento decisivo per il futuro dell’Unione Europea. O la EU si muoverà decisamente verso uno stato centralizzato europeo, oppure verso più libertà e competizione. La BCE sembra aver dimostrato da che parte sta.

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