Oro: continuerà a salire?
Nelle ragioni del rialzo decennale un aiuto per capire cosa succederà nel 2012
Di Adrian Ash - BullionVault
(Articolo già apparso sul Financial Times Advisor)
DOPO LA CRISI avvenuta nel 2008 il prezzo dell’oro è andato a raddoppiare in questi pochi anni. I titoli di giornale in proposito si sono susseguiti senza soluzione di continuità così come gli investimenti in oro da parte dei privati. Nel frattempo la crisi continua, e muta. C'è inoltre da considerare che dal 2001 al 2007 l’oro aveva già triplicato il prezzo: se l’aumento era stato un segnale di allarme per quello che sarebbe accaduto a breve, è lecito domandarsi come leggere il forte rialzo avvenuto nel 2011 fino ad oggi.
Molti elementi sono stati chiamati in causa per spiegare il bull dell’oro degli ultimi dieci anni: il prezzo stesso dell’oro, svalutato all’inizio della scorsa decade, gli eventi destabilizzanti dell’undici settembre, lo scoppio della bolla .com, la crescita del debito americano. Il prezzo dell’oro è oggi ben al di sopra della media storica, sia come bene di consumo che come investimento. Le presidenziali statunitensi del prossimo anno potrebbero vedere l’oro come uno degli elementi politici chiave, proprio mentre alcune voci chiedono (per quanto vanamente) che si ritorni al sistema aureo. Per il momento l’oro rimane un fenomeno esclusivamente monetario, e non politico. Questo è confermato dalla scarsa reazione del prezzo dell’oro nei momenti della crisi in Ossezia, nel 2008, e durante la più recente Primavera araba.
In questa ottica si comprende l’influenza dell’annuncio delle Banche centrali avvenuto nel 1999 con il quale si impegnavano a limitare le vendite complessive di oro sui mercati ufficiali, e a dare un preavviso di quando sarebbe avvenuta la vendita. Ricordiamo che le vendite delle Banche centrali europee sono state per molti anni un’importante risorsa sul mercato internazionale dell’oro.
Per quanto riguarda la produzione, le industrie minerarie hanno raggiunto nel 2010 un record che ha raggiunto un solo precedente nel 2001. Fino all’anno scorso la richiesta veniva quindi soddisfatta dai flussi provenienti dalla raccolta di oro usato. La richiesta di oro fisico è in crescita sopratutto in Asia, basti pensare che durante il 2010 la domanda combinata di Cina e India, ovvero le due nazioni con la maggiore richiesta al mondo, è stata il doppio della domanda combinata di Europa, Medio Oriente e Nord America. La crescita economica nei due paesi asiatici spinge i privati a risparmiare: l’oro da investimento, in proporzione agli altri strumenti di risparmio, ha più che raddoppiato dal 2001, raggiungendo il 2%. Chiunque si aspetti una sorta di goldmania tra gli investitori americani o europei, sta probabilmente guardando nel continente sbagliato.
Già dal 2005, diversi analisti avevano previsto che la crescita dei salari in Asia avrebbe modificato le abitudini di consumo e introdotto nuovi servizi finanziari. Il ruolo dell’oro però non è cambiato: conserva un significato religioso e simbolico profondo sopratutto nel subcontinente indiano, mentre in Cina, dove non ha connotazioni strettamente religiose, è considerato un acquisto di buon auspicio. La liberalizzazione del mercato dell’oro in Cina, cominciata nel 2002 con l’apertura del Shanghai Gold Exchange, segna un passo importante e dimostra che Pechino intende favorire la diversificazione dei risparmi attraverso il metallo giallo. Si rimane in attesa dei dati delle nuove acquisizioni della Banca Popolare Cinese, ma il consumo dei privati in Cina è altrettanto importante, tanto che la domanda complessiva dei privati in Cina negli ultimi due anni è pari alle riserve nazionali.
Per quanto molte ragioni per investire in oro possano essere differenti per un risparmiatore orientale e occidentale, c’è un fattore critico in comune: i rendimenti reali negativi dei conti correnti e risparmio. Gli interessi offerti dalle banche sono anche il comune denominatore tra questo bull dell’oro e quello degli anni ’70. Se i propri soldi perdono valore anno dopo anno, ci si trova costretti a trovare qualcosa di più affidabile per conservare il potere d’acquisto: l’alternativa ovvia è l’oro, grazie alla sua tradizione di 5.000 anni come strumento per conservare intatto il valore dei propri risparmi. L’appeal dell’oro cresce man mano che gli strumenti di investimento basati sul debito si indeboliscono.
Due crolli dei mercati azionari, e lo scoppio della bolla immobiliare negli Stati Uniti hanno aiutato l’oro a brillare ancora di più. Un ulteriore elemento a favore è stato l’ingresso degli ETF, che ha reso estremamente semplice l’esposizione al prezzo dell’oro, agevolando sopratutto i fondi di investimento USA che non possono acquistare direttamente il metallo fisico.
L’affermazione che l’oro sia in una bolla circola almeno dal 2009, e da allora il prezzo è salito di $1000 all’oncia. Se si considera l’andamento del prezzo dell’oro dal punto di vista dell’analisi tecnica, si noterà che non presenta movimenti straordinari. Durante gli ultimi 40 anni, la crescita anno su anno rimane comunque al di sotto della lettura “2-sigma” che ha caratterizzato le principali bolle: quella del mercato azionario in Giappone, quella del Nasdaq e la più recente che ha riguardato il mercato immobiliare statunitense.
È bene ricordare che le porzioni dedicate all’oro nei portafogli di investimento rimangono ai minimi storici, sopratutto se paragonate ai due momenti di depressione economica del ventesimo secolo, quando preservare il capitale (e non il profitto) divenne la priorità. A metà degli anni ’30 e a metà degli anni ’80 l’oro era rispettivamente un quinto e un quarto della ricchezza finanziaria globale. Oggi siamo a circa il 4%. Negli Stati Uniti la percentuale dell’ultimo decennio conta per circa l’1%.
In che modo le cose potrebbero cambiare durante il 2012?
Tra il 1980 e il 2000 l’oro ha perso più dei 4/5 del potere d’acquisto, e ciò è avvenuto nonostante l’inflazione crescesse di oltre il 10%. La differenza con la situazione attuale era che i bond governativi USA pagavano in media un ritorno reale del 4% e in Inghilterra i conti bancari garantivano rendimenti in percentuali ancora più alte di quelle dell’inflazione. Ciò che ha fermato la corsa dell’oro durante l’ultimo bull sembra quindi ancora molto lontano, né lo scenario di crisi e incertezza che ha portato il prezzo ai livelli di oggi sembra doversi sistemare nel prossimo futuro.