Oro oggi

L'argine corroso dell'Europa

I mercati continuano a dubitare sulla capacità della Grecia di far fronte alla crisi

Di Tom Dyson, Dailywealth.com

IMMAGINIAMO di dover porre un argine ad un fiume in piena, costruendolo in maniera che sia il più resistente  possibile. Per un po’ di tempo, l’argine contiene l’acqua fino a formare una riserva. La riserva cresce, fino a che la pressione diventa tale che l’argine comincia a cedere. E prima o poi la riserva finisce a valle, portandosi giù anche l’argine.

È prassi per i governi costruire argini nei mercati finanziari: controllano i capitali che vanno all’estero per scoraggiare i cittadini a spostarli, mantengono bassi i tassi di interesse per incoraggiare i consumi, bloccano i salari per fermare l’inflazione, sovvenzionano le aziende in difficoltà.

Ci sono migliaia di casi in cui gli argini costruiti dai governi non hanno funzionato. Uno di questi è del 1992, quando l’argine posto dal governo britannico sui mercati monetari fallì nel suo intento.

La Gran Bretagna si era unita al resto dell’Europa nello SME. Per rimanere nei parametri, la Gran Bretagna doveva tenere la propria moneta ad un valore alto. La situazione economica però non supportava una sterlina forte, e il governo costruì un argine: spese $50 milioni per comprare sterline e fissò i tassi di interesse al 10% per invogliare gli investitori a comprare sterline.

Il problema fu che la pressione che spingeva la sterlina al ribasso era troppo forte per l’argine organizzato dal governo. Il governo, il 16 settembre del ’92 giocò l’ultima carta sollevando i tassi di interesse dal 10% al 15%. Non funzionò:  l’argine cedette, e la sterlina cadde da $2 a $1,42 nei sei mesi successivi.

George Soros, leggendario manager di hedge-fund ne aprofittò, e fece un miliardo di dollari di profitto.

In questo momento, l’euro è esattamente dove si trovava la sterlina a novembre del ’92. Cinque nazioni dell’area euro hanno preso in prestito troppi soldi e adesso hanno difficoltà ad adempiere ai debiti. La soluzione potrebbe essere la svalutazione dell’euro, se non addirittura la sua fuoriuscita dai giochi.

I tedeschi e i francesi sono i principali artefici dell’unione monetaria e non hanno interesse a far svalutare l’euro. Quindi il mese scorso hanno costruito un argine per sostenerne il valore. Hanno creato un fondo di mille miliardi di dollari per garantire i debiti delle economie più deboli.

Tale argine sta già cedendo. La Grecia è la più debole tra le nazioni in difficoltà, i tassi di interesse e di assicurazione dei bond greci hanno ignorato totalmente il piano di recupero europeo, toccando entrambi nuovi record la scorsa settimana. I mercati adesso ritengono possibile per più del 50% che la Grecia andrà in default a causa dei propri bond entro i prossimi cinque anni.

In altre parole, gli investitori hanno meno fiducia nel debito della Grecia adesso di quanta ne avessero prima che il piano di salvataggio europeo fosse messo in atto. L’argine è troppo debole per contenere la riserva, e prima o poi cederà e l’Europa dovrà arrendersi ai mercati. Quando questo accadrà, l’euro farà un altro passo indietro.

Accumulare oro è uno strumento di protezione contro questa probabilità. L’oro si oppone alla moneta cartacea, e il suo valore sale nel momento in cui gli arigini costruiti dai governi cedono. L’oro non ha smesso di salire negli scorsi nove anni e, visto il piano di salvataggio di mille miliardi nel quale i mercati hanno ben poca fidicia, continuerà molto probabilmente sulla stessa via.

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Tom Dyson scrive per il DailyWealth di Steve Sjuggerud. Ha lavorato per Salomon Brothers a Londra, e scritto per la newsletter del Daily Reckoning. Ha fondato la 12% Letter rivolta agli investitori statunitensi.

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