Oro in rialzo settimanale sfiora i $1300
Alessandra Pilloni – BullionVault
IL PREZZO DELL'ORO è rimasto questa settimana relativamente stabile, in un range tra i $1270 e i $1300 all’oncia, testando senza riuscire a sfondare la resistenza a breve termine ai $1300. Fixing di chiusura settimana alto, a $1295,75 all’oncia, l’1,2% in più rispetto allo stesso dato della scorsa settimana. In Euro il fixing è stato di €987.01, un rialzo invece del 4,2%.
Argento ugualmente in rialzo, chiude la settimana a $19,42.
La settimana è trascorsa in attesa delle dichiarazioni di Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, che ha parlato davanti al Congresso degli Stati Uniti mercoledì, un appuntamento periodico importante perché mette luce sulle intenzioni di politica monetaria della Fed.
Martedì Cipro è tornata sotto i riflettori, con le dichiarazioni del ministro delle finanze Harris Georgiades sulla possibilità di vendita di parte delle riserve d’oro dell’isola. Ricordiamo che ad aprile furono la BCE e il FMI a suggerire la vendita dell’oro come parte di un pacchetto di salvataggio di 10 miliardi di Euro.
“La possibilità di vendere parte dell’oro esiste, ma è solo una delle opzioni, che verrà presa in considerazione, quando sarà il tempo, insieme a tutte le altre” ha dichiarato Georgiades, facendo eco al primo ministro Anastasiades che qualche giorno prima aveva dichiarato di preferire pensare che non ci sarà mai necessità di mettere mano alle riserve d’oro. Ricordiamo che i rumors su una possibile vendita dell’oro cipriota, interpretata come il superamento di un tabù e possibile creazione di un precedente per tutti i paesi dell’Eurozona, precedettero un crollo del prezzo del 15% in due giorni.
“Il prezzo dell’oro in calo non è necessariamente una brutta cosa” ha dichiarato Bernanke al Congresso. “Suggerisce che c’è più fiducia e si sente meno l’esigenza della protezione, qualunque essa sia, che l’oro garantisce.”
A parte le esternazioni in merito al metallo giallo, è interessante notare come “i messaggi ambigui da parte della Fed” proseguono, per citare Michael Gapen di Barclays intervistato da Bloomberg in settimana. Bernanke ha infatti ribadito l’intenzione di rallentare il programma di quantitative easing (il cosidetto tapering) ma anche che “la Fed non può permettersi di innalzare i tassi più di tanto” perché “l’economia è debole e i tassi di inflazione sono bassi.”
Il prezzo dell’oro è crollato di $30 dopo l’intervento, ma secondo Joni Teves di UBS, “è stato più un riflesso della mancata rottura della resistenza ai $1300” più che una conseguenza delle dichiarazioni di Bernanke.
Nel frattempo le azioni minerarie continuano a crollare. Il Financial Times quantifica nel 50% il crollo delle azioni legate alle aziende minerarie negli ultimi sei mesi. Tra queste clamorosa la perdita di oltre il 75% dall’inizio dell’anno di Petropavlovsk, azienda mineraria russa quotata a Londra. Citando ancora il FT, “il buon senso direbbe che siamo in territorio di oversold”.
Le aziende di estrazione mineraria hanno cominciato a ridurre la produzione nelle miniere esistenti, e bloccare i progetti futuri a causa della drastica riduzione del prezzo degli ultimi mesi. Le stesse aziende stanno, dopo dieci anni di rialzi del prezzo, ricominciando a discutere contratti di hedging con le bullion banks, prevalentemente prendendo in prestito oro con l’intenzione di vendere ora la produzione futura per timori di ulteriori ribassi. L’interesse in questo senso è tale che i tassi di prestito, in genere a favore del borrower, sono adesso a favore del lender.
Nel mercato asiatico la domanda di oro fisico rimane forte, come testimoniano i premi che al Shanghai Gold Exchange rimangono sui $25/$30 all’oncia.