L’oro diminuisce dopo i dati del Regno Unito, USA e Cina
L’oro è sceso al di sotto di 1.340$/oncia nel primo pomeriggio a Londra, tornando al livello di una settimana fa nelle maggiori valute dopo i dati sulle nuove costruzioni residenziali, più positivi del previsto.
A marzo le nuove licenze edilizie sono aumentate del 2,5%, ed anche i dati di febbraio sono stati corretti, tagliando la diminuzione mostrata in precedenza.
Anche i dati sul PIL cinese mostrano un 6,8% di crescita su base annuale nei primi tre mesi dell’anno.
Tuttavia l’indice Shanghai Composite ha chiuso con un -1,4%, anche se la Banca Centrale ha diminuito il coefficiente di riserva obbligatoria, ovvero l’ammontare di liquidità che le bance devono detenere.
Le Borse europee sono in rialzo, a seguito della correzione dei rendimenti dei maggiori titoli di Stato.
Lo yuan cinese ha guadagnato terreno dopo l’accusa rivolta da Trump alla Cina di manipolare la valuta in favore delle esportazioni.
Con le quotazioni dell’oro a Shanghai quasi invariate, il premio dell’oro in Cina è saltato a 8$/oncia, in linea con la media consueta del premio nel primo paese al mondo per consumo di oro.
La domanda privata cinese di oro è diminuita del 5,4% tra gennaio e marzo rispetto al primo trimestre del 2017, secondo i dati della China Gold Association, e le vendite di lingotti da investimento sono diminuite del 27,6%.
L’oro in sterline è diminuito verso i minimi di tre mesi raggiunti a marzo, dopo che i nuovi dati sull’occupazione hanno mostrato un tasso di disoccupazione vicino al minimo di quarant’anni, al 4,2%.
Con la sterlina che avanza nel mercato delle valute, l’oro si è ridotto intorno alle 934£/oncia, una diminuzione quest’anno fino ad oggi del 3,2%.
L’oro in dollari invece ha guadagnato il 3% rispetto a Capodanno.
Il presidente della Fed di New York, William Dudley, ha dichiarato a CNBC che “tre o quattro aumenti del tasso d’interesse sembrano un’aspettativa ragionevole”.
“Fino a quando l’inflazione resterà bassa, la Fed sarà graduale negli aumenti”.
La guerra commerciale con la Cina continua, con Pechino che oggi ha imposto un “deposito” del 178,6% sul valore delle importaizoni di sorgo americano.