Il prezzo dell'oro sale in dollari, scende in euro e la BCE affronta la "prova del nove" dell'inflazione record
Mercoledì i guadagni del PREZZO DELL'ORO dello 0,9% (in termini di dollaro) sono sfuggiti agli investitori sia in euro e che in sterline. La valuta statunitense ha esteso un forte ritiro sul mercato FX dopo che i dati shock hanno confermato che la più grande economia del mondo ha perso 301.000 posti di lavoro a gennaio.
Il primo calo della serie ADP Payrolls del settore privato da dicembre 2020 è in contrasto con le previsioni di consenso degli analisti, ossia 207.000 nuovi posti di lavoro per il nuovo anno 2022.
L'inflazione in tutta l'Eurozona ha raggiunto il 5,1% all'anno il mese scorso. Secondo la prima stima dell'agenzia di dati Eurostat, questo è il più alto tasso di sempre per l'unione monetaria formata nel 1998. Ad aggravare la situazione, secondo un professore tedesco di economia, vi è la "prova del nove" per la Banca centrale europea nella decisione di politica monetaria di domani.
I mercati azionari europei sono comunque saliti, per la sesta sessione su 7 dopo aver toccato i minimi di tre mesi la scorsa settimana.
Ma i prezzi dei titoli di stato sono scivolati ancora più in basso, facendo salire i costi dei prestiti a 10 anni della Germania ai massimi dal 2019 allo 0,05% annuo, dopo essere stati negativi (quasi) senza sosta per 31 mesi consecutivi ed essere scesi fino a meno 0,80% annuo durante la crisi del Covid.
I traders di valuta nel frattempo hanno reagito comprando euro e vendendo il dollaro, il quale è sceso ai minimi di una settimana sul suo indice ponderato per il commercio, esattamente l'1,5% sotto il picco di 18 mesi di venerdì.
I prezzi dell'oro negli Stati Uniti si sono mantenuti a 1804 dollari l'oncia, ma il metallo prezioso ha toccato i minimi di 2 settimane in termini di euro a 1593 euro, in calo di oltre il 3,0% dal massimo di 2 mesi della settimana scorsa.
Il prezzo dell'oro britannico in sterline l’oncia ha, nel frattempo, toccato un minimo di 3 settimane vicino a £1325 in vista della decisione della Banca d'Inghilterra di giovedì, che dovrebbe portare ad un secondo aumento consecutivo dei tassi per la quinta economia più grande del mondo.
"Al 5,1%, l'inflazione è molto al di sopra del 4,1% previsto dalla BCE per il primo trimestre", sono le parole di oggi di Jörg Kramer, capo economista del gruppo di servizi finanziari Commerzbank, citato nel sito di notizie tedesco FAZ.
"Il tasso d'inflazione inaspettatamente alto è un colpo per la BCE. Dovrebbe finalmente riconoscere i rischi d'inflazione aumentati in modo massiccio e frenare la politica monetaria".
Con l'inflazione statunitense che ha raggiunto il 7,1% nei dati di dicembre - il più alto in 4 decenni - gli operatori dei contratti futures CME ora mettono una possibilità di 2 su 3 sui tassi di interesse statunitensi di salire entro fine anno all'1,50% o più.
Quasi 1 su 10 delle scommesse su marzo prevede ora un aumento di mezzo punto per il "lift off" alla riunione della Fed del mese prossimo.
Editing e traduzione a cura di Douglas Da Silva