Solo una volta nella vita
E se i 25 anni di borsa in ascesa negli US fossero un’aberrazione?
Dal Daily Wealth di Chris Weber
DODICI MESI FA, alcuni vecchi amici che avevano investito in Borsa mi telefonavano ripetutamente in preda al panico. Erano persone che avevano esclusivamente comprato e mantenuto per decenni. In realtà, questo periodo dell’anno scorso era il momento giusto per comprare azioni, non certo per venderle.
Oggi mi confronto con commenti opposti: la gente sembra orgogliosa di possedere azioni. Ed è ovvio che lo siano, visto che le azioni sono salite del 60% nell’ultimo anno.
Per citare un lettore che ha recensito il mio Weber Opportunities Report del 24 febbraio: “Sono un investitore tradizionale, e divido i miei investimenti primariamente tra azioni e fondi comuni.”
Non serve essere Sherlock Holmes per capire che queste parole provengono da un uomo di almeno mezza età. Dal suo punto di vista sono parole perfettamente sensate.
Chiunque abbia cominciato a investire nel 1982, ha avuto fino al 2007 un quarto di secolo di guadagni. Il mercato è sì caduto, come nel 1987 e nel 2000-2002, ma ogni volta ha poi recuperato.
Un mercato che permane al rialzo per 25 anni è un fatto senza precedenti nella storia. Questo fatto però non significa molto per chi abbia cominciato a investire nell’82. Dopotutto questo è ciò che gli è accaduto, e che ha sempre visto. E’ l’esperienza di tutta la sua vita.
E se invece un mercato al rialzo per 25 anni fosse un’anomalia? Una cosa che capita una volta sola nella vita?
Per qualcuno che ha compiuto 30 anni nell’82 e adesso è sulla soglia dei 60, è una cosa difficile da immaginare. Per tutta la tua vita le cose sono state in un certo modo, e sono quindi considerate normali. Qualsiasi cambiamento viene vissuto come temporaneo. Questo è vero fino a quando non accadrà il contrario, e i tempi andati saranno solo un rimpianto.
Ho visto questo genere di cose accadere più volte nella mia vita. Da bambino, alla fine degli anni ’60, ascoltavo gli investitori che avevano cavalcato il mercato al rialzo dal ’49 al ’66. Il Dow salì da 150 a 1000 punti circa durante quei 17 anni, un’ascesa di oltre il 550%. Gli investitori pensavano che sarebbe durato per sempre, e quando al principio del ’73 il Dow arrivò a toccare nuove vette oltre i 1000 punti, tutti si convinsero che erano tornati i tempi d’oro.
In realtà, si stavano avvicinando tempi duri. Alla metà dell ’82, il Dow fu ben più in basso di quanto fosse stato nel 1966.
Poi ci fu il caso di coloro che si erano arricchiti nel mercato dei metalli preziosi durante gli anni ’70. Il prezzo dell’argento salì da $1,29 a quasi $50 all’oncia, un’ascesa di oltre il 6000%. L’oro salì del 2300% dal ’71 all’80. E molte persone, negli anni ’80, videro ciò che pensavano fosse una correzione temporanea trasformarsi in un mercato al ribasso durato 20 anni. Molte investitori hanno conservato tutto durante questo periodo sostenuti esclusivamente da ricordi e speranze.
Secondo la mia opinione, coloro che hanno investito la maggior parte del capitale in azioni stanno adesso vivendo un momento simile. Per tornare a quanto detto dal lettore citato in precedenza, il fatto che egli usi il termine “fondi comuni” lo segnala come appartenente a quella generazione che riteneva tali investimenti un sogno. I giovani investitori sanno bene che i fondi comuni prevedono che si paghi ai gestori un prezzo troppo alto per il servizio che essi offrono. Gli ETF raggiungono lo stesso scopo, ma con un costo molto minore.
Oltretutto, sostenere di aver diversificato l’investimento tra azioni e fondi comuni, è come dire che non lo si è diversificato affatto. Un nuovo lettore mi ha inviato di recente una lettera, dimostrandomi di comprendere tale meccanismo. Il mio nuovo lettore sostiene di possedere circa il 2% in contanti e il restante 98% in azioni, ed è consapevole di avere investito troppo in azioni.
Per come la vedo io, la Borsa è stata clemente con coloro che tengono la maggior parte dei loro investimenti in essa, ed è tempo di uscirne. Non c’è bisogno di abbandonare il mercato azionario completamente (sebbene io ci sia andato molto vicino). Si puo’ semplicemente ridurre la percentuale di investimenti in azioni ad attorno il 33%.
Contanti e metalli fisici come oro o argento potrebbero costituire i restanti due terzi. Una possibilità sarebbe acquistare le azioni minerarie relative a qualche metallo prezioso, ma facendo in modo di acquistare con il minor rischio possibile, e poi avere pazienza. Una nuova caduta nel mercato generale potrebbe portare al ribasso tutte le azioni, comprese quelle minerarie relative all’oro.
Mi rendo conto che è difficile per qualcuno pensare che l’esperienza di una vita possa venire completamente smentita. Ma la storia degli investimenti ci insegna che, a scadenze regolari, è esattamente questo che accade.
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