Da Tremonti all'alba. Dei morti viventi.
Di spread, crescita e sopravvivenza...
A cura di Phastidio
CI SONO DUE FRASI che sintetizzano il senso di un paese ridicolo ma soprattutto affetto da amnesia congenita. La prima è del rientrante (mai uscito, a dire il vero) Silvio Berlusconi, e diventerà il nuovo tormentone dei media e delle chiacchiere da mezzi pubblici e mercati generali, almeno fino alla prossima smentita e denuncia di fraintendimento:
«Lo spread è un imbroglio e un’invenzione con cui si è cercato di abbattere una maggioranza votata dagli italiani e che governava il paese. Prima non ne avevamo mai sentito parlare, se ne parla solo da un anno, e cosa ce ne importa?»
Nulla, che ci frega di devolvere quote crescenti di reddito nazionale a spesa per interessi? Oppure che ci frega che le nostre imprese vengano salassate (quando ottengono prestiti, quindi sempre più di rado) da un costo del credito che ne distrugge la capacità di sopravvivenza? Che ci importa? Prima lo spread non esisteva, è tutto un complotto.
La seconda frase si raccorda alla prima, per molti versi, e l’ha pronunciata sempre oggi Mario Monti. E’ relativa alla mitologica crescita, quella che noi italiani stiamo cercando da almeno un quindicennio, e più. E che qualcuno, bizzarramente, pensava sarebbe emersa dopo una stretta fiscale di circa 6 (sei) punti di Pil in un biennio, per adeguarsi ai diktat ed all’ansia tedesca:
«Sarei felice di apprendere da qualcuno come sarebbe stato possibile salvare l’Italia da un destino greco e intanto farla crescere a ritmo veloce. Questa era una ricetta da trovare qualche anno prima, quando non c’era da curarsi da una grande difficoltà finanziaria»
Questo è un ottimo punto, eppure continua ad essere trascurato da tutti, “osservatori” e cittadini. Premesso che non si può riformare sotto le bombe (questa dove l’avete già sentita? Forse su questi pixel?), il problema di Monti è duplice, naturalmente letto col senno di poi, ma anche del durante, a dirla tutta. In primo luogo, Monti si è trovato obiettivi di deficit già stabiliti da Berlusconi e Tremonti, con l’Italia unico paese ad aver firmato il pareggio di bilancio al 2013. E Monti ha operato per rispettare questo impegno, decisamente con grande scrupolo. In questa opera, Monti era partito anche con l’intento di aggregare un blocco di paesi impegnati ad affermare l’esigenza di rimettere in primo piano la crescita.
Poi, però, questo blocco si è dissolto, sia perché la Francia si è distratta, sia perché i tedeschi sono entrati in modalità “troncare e sopire“, avvicinandosi (si fa per dire) la loro scadenza elettorale di settembre 2013. Il passo del consolidamento fiscale andava moderato a livello di correzioni annue dell’1 per cento, e con azione parallela attivista e non convenzionale della Bce. Così non è andata, perché i tedeschi hanno preferito sparare contro “Draghi il falsario” ma al contempo godere del crollo di volatilità sui mercati propiziato dall’Eurotower, e del successivo ritorno di compratori esteri in Spagna ed Italia. Non sapremo mai se Berlino avrebbe accettato la richiesta di aiuti di Roma e Madrid. Noi nutriamo qualche robusto dubbio, ma ognuno sceneggi il film che desidera.
Procediamo, a vista. La Germania tenga ben presente che da un crollo dell’edificio europeo avrà solo da perdere, e moltissimo. Le ultime decisioni sulla Grecia paiono confermare questa tardiva presa di coscienza. La crisi non resta sempre uguale a se stessa ed i tempi sono cambiati, in peggio, per tutti. Seppellita la leggenda metropolitana della austerità espansiva che causa l’arrivo della Fata Fiducia, guardiamo in faccia la realtà. E lottiamo per la nostra sopravvivenza. Ma Berlusconi in termini politici ormai può solo partecipare ad un B-movie horror, nel ruolo di un non-vivo che tenta di ghermire i viventi e portarli con sé. Non accadrà.
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