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Ratio oro/argento: cosa succede ai metalli preziosi

Mercoledì, 2/20/2013 14:50

Il rapporto tra i due metalli preziosi può dare delle indicazioni sul mercato?

di Miguel Perez-Santalla - BullionVault

ULTIMAMENTE SI PARLA molto del fatto che l’argento sia significativamente sottovalutato rispetto all’oro. La ratio oro/argento, in poche parole, è destinata a crollare.

Molti analisti e commentatori amano prendere in considerazione tale rapporto storico tra oro e argento. Alcuni commenti in merito risalgono addirittura a migliaia di anni fa. L’argento era molto più vicino all’oro in valore rispetto a oggi, una ratio di 3:1 nel Giappone medievale e 2:1 nell’antico Egitto, a causa della mancanza di miniere d’argento interne in quei regni.

In effetti, l’argento potrebbe essere stato più prezioso dell’oro per lunghi periodi di tempo nella storia, e non solo in quei luoghi in cui la fornitura era scarsa. Poiché l’argento era comunque più diffuso, i popoli nel tempo hanno imparato a farne oggetti più utili. Oro e argento sono stati utilizzati abbondantemente per creare oggi da adorno per case, templi e reggie così come oreficeria.

Man mano che l’oro iniziò ad essere meno raro, e le capacità di lavorazione dei metalli si facevano più raffinate, l’oro superò l’argento in quanto metallo più prezioso. Una delle ragioni è che l’oro può essere battuto e allungato mantenendo comunque intatta la propria bellezza, ma la ragione fondamentale, che è anche la proprietà più importante dell’oro, è che non ossida. Tale fattore è di chiara importanza per un oggetto artistico e di bellezza, e ancora oggi è un vantaggio indiscutibile dell’oro rispetto all’argento nella creazione di gioielli.

Tornando alla ratio, la stessa si misura dividendo il prezzo dell’oro con quello dell’argento. Oggi sarebbe quindi di circa 53 ($1610/$31) ovvero nella media degli ultimi 45 anni. Storicamente, partendo dalla base sopra menzionata, man mano che le monete di oro e di argento si diffondevano nell’Europa medievale i prezzi dei due metalli salirono a una ratio di 10:1, con picchi di 14:1, prima di stabilizzarsi attorno a 12:1.

Nel tempo l’argento continuò ad essere trovato in maggiori quantità rispetto all’oro. Man mano che tale fatto divenne più rilevante, il differenziale continuò ad ampliarsi e all’inizio del XVIII secolo la Zecca Reale di Londra fissò la ratio a 15,5:1 (che è approssimativamente anche la ratio geologica di oro e argento nella crosta terreste). Recentemente, ovvero durante il secolo scorso, la ratio oro/argento è stata di 20:1, quando l’argento veniva coniato in monete da un dollaro e l’oro in monete da venti.


 
La ratio attuale di 53 sembra alta se si osservano le statistiche storiche, ma c’è da essere cauti visto che il prezzo dell’oro fu liberalizzato appena 40 anni fa.

Si noti anche il minimo della ratio a gennaio 1980. Fu il momento in cui i fratelli Hunt manipolarono il mercato dell’argento portandolo a una ratio molto bassa, molto breve e artificiale. Nel 1991 la ratio ha raggiunto il massimo di 100, quando l’oro toccava i $412 all’oncia e l’argento rimaneva attorno al livello dei $4. Negli ultimi 10 anni è rimasta in un range tra 80 e 31,60.

La ratio è un buon barometro per prevedere i prezzi di oro e argento? Per quanto si tratti di due metalli preziosi, e per quanto l’argento si trovi spesso dove si trova l’oro, i due metalli non sono comunque parenti stretti. L’argento viene estratto in grandi quantità come prodotto secondario di altre estrazioni, per esempio zinco e rame. Secondo un report preparato per il Silver Institute dall’agenzia di consulenza GFMS della Thomson Reuters, circa i due terzi della produzione annuale di argento è come sottoprodotto di altre estrazioni.

Lo stesso report indica che in anni recenti la produzione mineraria d’argento è cresciuta del 25% mentre l’oro diventa invece relativamente più raro, con una crescita di solo il 6% all’anno calcolata in un periodo di dieci anni. Nonostante il prezzo più alto l’oro non riesce a stare al passo con l’argento. Dal punto di vista di domanda e offerta sembrebbe quindi che l’argento sarà in proporzione sempre più disponibile.
Perché allora in tanti ritengono che l’argento abbia migliori opportunità di crescita rispetto all’oro? Da dove deriva tale considerazione?

La domanda d’argento certamente non cessa, e per quanto i raggi x e la fotografia che un tempo ne erano le industrie di riferimento stiano sparendo, ci sono ora nuove applicazioni e utilizzi. Il fotovoltaico, un settore di ampio consumo per l’argento, continua a crescere anche se è diminuito significativamente rispetto  ai massimi del 2011, che comunque non raggiunsero il consumo annuale d’argento da parte dell’industria della fotografia ad inizio secolo.

Per dirla tutta, sul report del GFMS si legge che la domanda è crollata dell’8% durante il 2012. Secondo il 2011 Minerals Yearbook del USGS (US Geological Survey) il consumo totale di argento negli Stati Uniti aveva già perso il 5% nel 2011 rispetto al 2010.

È quindi l’investimento in argento che ha coperto il fosso. Nello stesso report leggiamo che il consumo di monete e medaglie è salito nel 2011 del 19% in tutto il mondo rispetto all’anno precedente. Gli ETC sull’argento sono cresciuti fino a comprendere al momento 623 milioni di once mentre il fantasma della svalutazione monetaria continua ad aleggiare nelle menti della gente.

Pure con queste informazioni possiamo essere certi che l’argento ha più spazio per crescere? È in realtà una domanda molto difficile: ritengo personalmente che la classe dei metalli preziosi continuerà a performare bene nel futuro prossimo, almeno per ulteriori 5 anni mentre l’economia globale arranca. I problemi di credito in tutto il mondo non sono stati risolti. La crisi dell’Unione Europea porterà probabilmente, prima o poi, a una qualche forma di espansione della liquidità, o allentamento monetario.

Per quanto riguarda i costi fondamentali di produzione, il Silver Institute indica un costo di $7,25 all’oncia per il 2011. Utilizzando questo come base, è possibile che in molti ritengano che l’argento sia sopravvalutato al prezzo odierno di $30. Il prezzo di costo però non indica quello del prodotto finale, pronto al consumo. Non abbiamo tutti i dati necessari per saperlo, ed effettuare quindi una decisione informata. Ecco perché l’argento non viene scambiato a quei valori.

In un interessante articolo dal titolo Silver Deceptions: Large Surplusses & Low Production Cost, Steve St. Angelo di SilverSeek scrive che il costo attuale di produzione per estrarre l’argento è molto più alto. Utilizzando il suo metodo di calcolo, per il 2011 il costo di produzione dovrebbe essere $28,02 all’oncia e per l’oro $1359,80. Significherebbe quindi che l’argento ha un premio di poco più del 10% mentre l’oro di oltre il 20%.

Gli investitori che ritengono che l’argento abbia più potenziale partono quindi dal 10% di differenza tra i due metalli rispetto al costo di produzione. Vale quindi bene la pena tenere d’occhio la crescita dell’argento.

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Miguel Perez-Santalla è Vice President of Business Development di BullionVault, il mercato per lo scambio di oro e argento fisico da investimento dedicato ai privati. Miguel Perez-Santalla ha oltre 30 anni di esperienza nel settore dei metalli preziosi, avendo lavorato in precedenza per il maggiore dealer di monete degli Stati Uniti e per il gruppo internazionale Heraeus.

Leggi tutti gli articoli di Miguel Perez-Santalla.

 

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