Prezzo dell’oro: oggi come un anno fa
Il prezzo dell’oro in dollari è oggi identico a dodici mesi fa. In euro invece...
Di Adrian Ash - BullionVault
VENERDI 13 LUGLIO il prezzo dell’oro in dollari ha fatto qualcosa che era riuscito a fare soltanto altre 7 volte negli ultimi 11 anni.
Il prezzo dell’oro venerdì scorso è infatti tornato allo stesso livello di dodici mesi prima: chi avesse comprato oro in dollari il 13 luglio 2011, non avrebbe quindi avuto nemmeno un centesimo di profitto. Il valore sarebbe stato identico, almeno in termini di dollari, secondo il fixing di Londra di venerdì mattina a $1579 all’oncia.
Per dirla tutta, da quel momento ad oggi chiunque avesse comprato oro, per assicurare il proprio capitale o per speculazione, avrebbe probabilmente pagato un prezzo più alto rispetto a quello di venerdì o di un anno fa.
Negli ultimi dodici mesi infatti il prezzo dell’oro in dollari è stato più alto rispetto ai $1597 di venerdì mattina per 227 giorni. La metà durante il 2011, l’altra metà nel 2012. Soltanto per 25 giorni l’oro aveva invece un prezzo più basso rispetto a quello di venerdì. Persino il breve exploit a $1595 ha lasciato l’oro ben al di sotto delle medie dell’ultimo anno.
Se paragoniamo il prezzo dell’oro in dollari con il prezzo in euro, si nota che in euro il prezzo è stato più alto soltanto per 45 giorni. Considerando il fixing a €1.300 all’oncia di venerdì pomeriggio, l’oro ha guadagnato il 16% per gli acquirenti dell’Eurozona negli ultimi 12 mesi.
Perché questa differenza? Prima di tutto c’è da considerare quanto l’euro abbia perso contro il dollaro. Come conseguenza, un investimento il cui valore è rimasto invariato per gli statunitensi, è invece salito per gli italiani, i francesi, i tedeschi, e tutti gli altri che provengono dagli altri 14 stati membri. Gli elementi che hanno provocato la perdita dell’euro evidenziano sia le ragioni per le quali gli investitori europei stiano comprando oro, sia in che modo lo stesso sarà in grado di offrire loro la protezione che cercano.
La crisi dell’Eurozona potrebbe peggiorare ulteriormente il rallentamento dell’economia mondiale. Un vero e proprio default sovrano o un’uscita dall’Euro probabilmente spargerebbero il panico in maniera simile a quanto visto nel 2008 dopo il fallimento di Lehman Brothers, se non peggio. Fino a quel momento il punto focale di queste tensioni crescenti rimarrà all’interno dell’area euro. E chi sta comprando oro per proteggersi da quel tipo di crisi, chiede forse troppo se pretende di trovare protezione anche contro altri tipi di crisi.
La caduta rapida del dollaro dal 2002 al 2008, per esempio, accese dibattiti e preoccupazioni relativamente al ruolo della divisa statunitense come valuta di riserva. Lasciò però il prezzo dell’oro in euro praticamente immobile, almeno fino a quando la crisi finanziaria, che sembrava localizzata al settore immobiliare e dei mutui in USA, si rivelò invece per quella che era, ovvero una crisi internazionale.
Allo stesso modo, l’innalzarsi della temperatura in Europa al giorno d’oggi, quella che Marcus Grubb del World Gold Council definisce come la “temperatura ambiente” di un’emergenza permanente, potrebbe in futuro rivelarsi altrettanto calda per chi abbia investito in dollari, sterline o yen. Nel frattempo, il prezzo dell’oro è vicino al record di sempre per i cittadini europei. È un chiaro segno che sia la temperatura ambiente che le invisibili radiazioni di questa crisi sono pericolosamente forti.
Cosa accadrebbe se il punto focale dell’emergenza si espandesse fino ad includere il dollaro, o si spostasse agli Stati Uniti del fiscal cliff, dei tassi di interesse a zero, della bancarotta strutturale a lungo termine? Dall’estate del 2001, Il prezzo dell’oro in dollari è rimasto invariato anno su anno, allo stesso modo di quanto accade oggi, in 7 occasioni. Comprare in quel momento si è poi dimostrata una mossa vincente.
Il ritorno minimo dopo ulteriori 12 mesi è stato del 25%. In media, comprare oro in un momento in cui il prezzo era invariato, o addirittura sceso di qualche punto percentuale rispetto all’anno precedente, ha prodotto in un anno il 33% per chi ha investito in dollari.