Settimana sull'altalena per l'oro
Di Alessandra Pilloni - BullionVault
PER L'ORO UNA SETTIMANA che definire negativa non basta. Partendo da un livello attorno ai $1600, il metallo giallo ha toccato giovedì mattina il minimo settimanale a $1540, per poi recuperare venerdì pomeriggio dopo la diffusione dei nonfarm payroll data degli Stati Uniti che si sono rivelati peggiori delle aspettative.
Cosa sta succedendo? Succede che lo Standard & Poor 500 ha messo a segno per l’ennesima volta un record storico questa settimana, spingendo la fiducia nei mercati produttivi (almeno oltreoceano) e sacrificando così i beni rifugio come l’oro.
Succede anche che l’ETF più importante al mondo, il SPDR Gold Trust continua a ridurre le proprie posizioni fino a toccare le 1206 tonnellate questa settimana secondo i dati Reuters, ovvero il 10% in meno rispetto al picco massimo toccato lo scorso novembre.
Secondo Joni Teves, analista di UBS, “c’è un sentiment di debolezza che sembra autocontagiarsi. D’altra parte le banche centrali continuano a perseguire politiche monetarie estremamente lasse, creando così un background positivo per l’oro.”
A questo proposito, questa settimana sia la Banca Centrale Europea che la Banca d’Inghilterra hanno lasciato tutto invariato, con tassi di interesse ai minimi storici, rispettivamente lo 0,75% e 0,50%. La Banca Centrale del Giappone invece ha promesso “di utilizzare tutti i mezzi a disposizione” per porre a termine la depressione e la deflazione che dura ormai da 20 anni. Spendendo più di $1,4 trilioni nella creazione di nuovo denaro negli ultimi 2 anni, il nuovo programma di quantitative easing giapponese prevede l’acquisto di titoli quotati in borsa e immobili, oltre che bond governativi.
Chi continua a scegliere di comprare oro (e non sono in pochi, particolarmente dall’Italia, qui a BullionVault) lo fa ora non tanto in un’ottica di speculazione, quanto piuttosto per evitare di tenere i propri risparmi nel sistema bancario, che non è mai stato percepito tanto insicuro quanto oggi, sopratutto in Europa.
Il PM fixing di venerdì è stato $1568,00, un ribasso dell’1,8% rispetto a giovedì della settimana prima (non c’è stato fixing il venerdì di Pasqua, in quanto bank holiday nel Regno Unito). In termini di Euro il ribasso è stato più pesante, visto che la debolezza del dollaro di venerdì non ha permesso al prezzo di Euro di recuperare altrettanto. Il fixing di venerdì pomeriggio è stato quindi €1204, il 3,2% in meno rispetto all’ultimo fixing della settimana precedente.
L’argento ha seguito il destino del metallo giallo, perdendo il 5,8% settimanalmente, con un fixing di chiusura settimana a $26,64.
Standard Bank, stimando nell’equivalente di 18 mesi di fornitura il surplus a disposizione della Cina, ha commentato ad inizio settimana che “la domanda sottostante d’argento, e i fondamentali per quanto riguarda l’offerta rimangono deboli, e lo stock già disponibile d’altra parte è abbondante”.
Rimane da dire d’altra parte che la US Mint ha chiuso il trimestre più proficuo per la vendita di monete d’argento dal 1986.
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