Oro oggi

Condizionalità e sterilizzazione: chi crede alle promesse di supra-Mario?

Gli interventi per salvare l'Euro sono davvero esenti dal rischio di inflazione?

Di Adrian Ash - BullionVault

PER LA SECONDA VOLTA in quattro mesi i giornali tedeschi mettono in copertina il quadro l’Urlo di Munch. Questa volta però ad essere raffigurata non è Angela Merkel, il quadro esprime piuttosto l’angoscia dell’intera nazione tedesca. La ragione è però ovviamente la stessa.

“Niente terrorizza i tedeschi quanto la crisi dell’Euro” si legge sull’Handelsblatt. La nazione più assicurata del mondo, la Germania sembra temere la crisi anche più di quanto facesse 12 mesi fa, secondo una ricerca svolta da una compagnia di assicurazioni.

Sembra che il timore della crisi dell’Euro batta ormai anche quella dell’inflazione, il che quando si tratta della Germania è tutto dire. Le ultime dichiarazioni di Draghi sembrano inoltre aver peggiorato la situazione. Il voto di questa settimana della Banca Centrale Europea sta causando notti insonni dal Reno all’Elba. Rimane inteso che nessuna altra nazione moderna si preoccupa delle attività della banca centrale quanto la Germania; se così fosse sia la Federal Reserve che la Banca d’Inghilterra sarebbero sotto assedio d aun pezzo. In Germania invece il popolo ha una sola opinione, e molto forte, quando si tratta di politica monetaria.

“La maggior parte dei tedeschi non si fida dell’italiano Draghi” scrive lo Stern, citando un loro sondaggio. La metà dei sondaggi citati nella stampa tedesca rilevano che i tedeschi vorrebbero che la Corte Costituzionale decidesse che i bailout dell’Eurozona siano illegali, ritenendo comunque che ciò non accadrà. “I mercati finanziari festeggiano la morte della Bundesbank” scrive il Die Welt, spiegando che “Draghi trasgredisce i principi della politica monetaria tedesca, dando inizio all’incubo per la Germania.”

La voce di dissenso della Germania è unanime ed è stata già espressa proprio nel cuore della BCE. Prima di tutto con il voto negativo (l’unico) di Jens Weidmann, poi durante la conferenza stampa succeduta alla dichiarazione di Draghi di giovedì.
“Sono tedesco” ha esordito uno dei giornalisti rivolgendosi al presidente Draghi. “Credo che il suo approccio sia ottimo, ma sa come funzionano i mercati. Tra quattro settimane saremo di nuovo qui per un’altra conferenza stampa. Spero che questa condizionalità rimarrà forte e che lei non ceda terreno per quanto riguarda la condizionalità.”

Condizionalità. Una parola burocratica, oggi carica di significato. Utilizzata dieci volte da Draghi durante la conferenza stampa, 5 volte dal giornalista tedesco in pochi minuti.

Torneremo alla questione della condizionalità tra un momento. Ci sono altri due punti di importanza fondamentale che scaturiscono dalla decisione della BCE di giovedì.

1.    I bund tedeschi subiranno l’effetto Draghi, così come il debito italiano, spagnolo, eccetera. Solo che la direzione dei bund sarà opposta. Il “meccanismo di trasmissione della politica monetaria” con cui la banca centrale controlla i tassi di interesse, sì è rotto, o meglio “è danneggiato”. E “se i mercati dei bond sono distorti nell’area Euro, sono distorti in tutte le direzioni” ha aggiunto, rispondendo a una domanda sull’attuale interesse negativo del debito tedesco. Quindi per ripristinare l’unità dell’unione monetaria (l’obiettivo dichiarato delle misure messe in atto) i bund tedeschi devono salire, mentre i rendimenti del debito italiano e spagnolo devono scendere.

2.    La sterilizzazione aggiusta tutto. Per scongiurare i timori legati alla stampa di nuovo denaro, la BCE non inietterà nuova liquidità nell’economia. Diversamente da quanto fatto dalla Federal Reserve, dalla Banca d’Inghilterra e da quella del Giappone, gli acquisti del debito delle nazioni deboli nell’Eurozona saranno “completamente sterilizzati”, il che significa che esattamente lo stesso importo che verrà speso per comprare bond verrà recuperato vendendone altri, di nazioni non deboli.

Indovinate quali? Lo scopo, ha ripetuto Draghi, è di ricreare unità. Vendere Bund è lo ying, comprare Bonos lo yang. È la sterilizzazione che lo richiede.

“Gli interventi di acquisto non possono compromettere la capacità della politica monetaria di salvaguardare la stabilità dei prezzi nell’area Euro” ha dichiarato il presidente della Bundesbank Jens Weidmann in una dichiarazione rilasciata giovedì pomeriggio, con la chiara intenzione di confermare che la voce di dissenso nel Consiglio era proprio la sua.

Durante il meeting della BCE, ha dichiarato Weidmann, “ho reiterato il mio dissenso verso l’acquisto di bond governativi da parte dell’Eurosistema. Tali acquisti equivalgono al finanziamento dei governi nazionali tramite la stampa di nuovo denaro. La politica monetaria rischia di essere sottomessa alla politica fiscale.”
Come si saranno sentiti Ben Bernanke e Mervyn King? Però, se i banchieri centrali indipendenti e senza macchia à la Weidmann devono esternarsi dalla politica, non significa che sono essi stessi a prendere il comando? Sì, secondo Weidmann. E Draghi non può che essere d’accordo.

“Se il programma di acquisto di bond nazionali ha come conseguenza che gli stati membri postpongano le riforme necessarie, questo indebolirà ulteriormente la fiducia verso i leader politici in merito alla loro capacità di risolvere la crisi” prosegue la dichiarazione di Weidmann. Questo ci riporta alla condizionalità, ovvero le condizioni stabilite dal governo di Bruxelles, che la BCE pretende che siano stabilite affinché la BCE acquisti il debito e successivamente rispettate pena la vendita dei bond stessi.

Il governo non eletto di Super-Mario Draghi diventa quindi supra-Mario. Vede tutto, sa tutto, può tutto: in nome dell’unità supervisiona eventuali imperfezioni dei budget nazionali, con l’arma ultima della vendita dei bond e del conseguente aumento del costo del debito per chi non si comporta bene.

Nel settore degli investimenti privati questo ruolo veniva svolto dai cosidetti ‘bond vigilantes’ fondi di investimento che avevano il potere finanziario per protestare contro i governi spreconi vendendone i bond. Mossa che aumenta il costo del debito, frenando le spese e quindi limitando il debito. È vero che i vigilantes latitano per quanto riguarda i mercati dei bond di US, Regno Unito, Giappone e Germania. Ma è il ruolo che gli investitori del settore privato hanno assunto punendo Grecia, Irlanda, Portogallo & company.

Ad ogni modo, il vigilantismo non è un sistema di giustizia perfetto. Il disagio sociale in Grecia e Spagna lo dimostra, onde per cui si fanno avanti le soluzioni ragionate della BCE. Weidmann si chiede se supra-Mario punirà gli stati deboli dell’Eurozona se falliranno nel mantenere le promesse relative al debito e al deficit. A giudicare dal prezzo dell’oro in termini di euro (in questo momento appena al di sotto dei massimi storici) sembra che molti grandi investitori privati non ci credano poi tanto. E a giudicare dalla loro reazione, sembra che anche la Germania creda che aiuti non sterilizzati prima o poi si affacceranno all’orizzonte, per forza di necessità.

Adrian E. Ash è a capo del Reparto di Ricerca presso BullionVault, il più grande servizio di investimento in oro al mondo. Adrian ha pecedentemente ricoperto il ruolo di Editorial presso la Fleet Street Publications Ltd e di redattore economico dalla City di Londra per The Daily Reckoning; è un collaboratore regolare della rivista finanziaria per investimenti MoneyWeek. I suoi commenti sul mercato dell'oro sono stati pubblicati su Financial Times, Bloomberg e Der Stern in Germania e molte altre pubblicazioni.

Leggi tutti gli articoli di Adrian E. Ash.

Segui BullionVault

Facebook  Twitter

 

Domanda e offerta di oro e argento